
Accordo su una società consortile di secondo livello con Comuni e partecipate: sarà interamente pubblica. Il ramo idrico di Astea sarà ceduto a Cma: così si supera l’ostacolo della presenza del socio privato.
Forse è la volta buona. Ieri mattina l’assemblea dei sindaci dell’Aato 3 di Macerata ha preso positivamente atto della proposta, presentata dai tecnici delle attuali società di gestione, per dare vita al gestore unico del servizio idrico. Si va verso una società consortile di secondo livello, interamente pubblica, che vedrà insieme i Comuni e gli attuali gestori, tranne Astea che, avendo nella compagine societaria un privato, ha costituito fino ad oggi un problema che sembrava insormontabile.
L’ipotesi messa in campo è quella che prevede la cessione del ramo idrico di Astea a Cma (Centro Marche Acque), che partecipa attualmente la stessa società, superando in questo modo la presenza del socio privato, che è di impedimento per poter avere la gestione in house, possibile solo per una società interamente pubblica. In che modo questo dovrà avvenire, però, nell’attuale contesto normativo, ieri non è stato ancora spiegato, anche se la convergenza dei presenti sullo "schema" presentato è di per sé un fatto nuovo, viste le tante infruttuose discussioni e le tante ipotesi su cui l’assemblea si è più volte divisa.
Il presidente dell’Aato, Alessandro Gentilucci (sindaco di Pieve Torina), però, anche in relazione a questo accordo di fondo tra i sindaci, ha inteso premere l’acceleratore: per martedì prossimo, infatti, è prevista una riunione del comitato ristretto dei sindaci che dovrebbe perfezionare e definire nei dettagli la proposta per arrivare poi all’approvazione dell’assemblea, in programma per il 21 marzo, e alla sottoscrizione degli atti relativi. Se tutto andrà liscio, a quel punto si potrà chiedere la proroga dei tempi rispetto alla scadenza delle concessioni (giugno e dicembre), per attivare le procedure necessarie a costituire la società consortile come gestore unico, evitando che il servizio idrico vada a gara e l’acqua finisca nelle mani dei privati. Di sicuro, a determinare la svolta, ha contribuito e non poco anche lo sciopero dei dipendenti delle attuali società di gestione del servizio idrico integrato (aziende Assm, Assem, Astea, Apm, Atac, Valli Varanensi, Acquambiente Marche, Si Marche, Unidra, Cma), proclamato da Cgil, Cil e Uil, e svoltosi lo scorso 28 febbraio.
I sindacati, e con loro i Comitati per l’acqua pubblica delle Marche, ma anche Legambiente e altri, sono infatti mobilitati da tempo su un servizio che ritengono cruciale e che, proprio perché tale, deve rimanere in mano pubblica. Nello stesso tempo i sindaci maceratesi devono aver maturato che non si potesse procrastinare oltre la questione, salvo rendersi responsabili della perdita del servizio, con conseguenze rilevanti per i cittadini. Tutti ieri erano soddisfatti e contenti per la soluzione trovata: ora, però, va concretizzata, per evitare scenari imprevedibili.