
"Mentre a Roma hanno impiegato appena due giorni per fare un nuovo Papa, a Macerata per l’acqua pubblica, dopo dieci...
"Mentre a Roma hanno impiegato appena due giorni per fare un nuovo Papa, a Macerata per l’acqua pubblica, dopo dieci anni di proclami, promesse e annunci, la fumata bianca appare ancora un miraggio". Il Coordinamento marchigiano dei movimenti per l’acqua bene comune usa l’ironia per commentare l’esito dell’ennesima assemblea dell’Ato 3 sulla telenovela del gestore unico, ma indica precise responsabilità. "Questa volta il nulla di fatto non può essere imputato al tavolo tecnico incaricato di redigere la documentazione necessaria per dar vita a una società consortile, ma direttamente ai sindaci dei Comuni capofila delle attuali società operative. L’Apm, capitanata dal sindaco maceratese Parcaroli, e la Cma, che in mancanza del sindaco di Osimo è capitanata dal recanatese Pepa, infatti, non hanno sottoscritto la bozza di statuto pervenuta all’ultimo momento ai vertici dell’Ato, firmata invece dalle altre società guidate dai Comuni di Civitanova, Tolentino e San Severino". Secondo il coordinamento questa scelta è preoccupante. "Quella bozza, infatti, oltre a stabilire un’ampia e razionale rappresentanza di tutti i Comuni nella compagine societaria, forse sgradita agli enti di maggiori dimensioni, esclude la possibilità di distribuire dividendi tra i Comuni soci, prevedendo l’investimento degli utili di esercizio nel miglioramento del servizio idrico, presupposto indispensabile per blindare la legittimità della scelta della gestione pubblica". La bozza, quindi, per ora è stata accantonata "nel silenzio imbarazzante dei rappresentanti dei Comuni di Macerata e Recanati". Un ennesimo stop che rischia di far saltare tutto, frutto della "inerzia di amministratori locali che continuano a frapporre piccole logiche finanziarie di bottega al dovere di assicurare una prospettiva di cura e di fruizione universalistica e solidale dell’acqua, lasciando così il campo alle interferenze di soggetti esterni all’interesse pubblico".
Franco Veroli