Acqua: un aumento difficile da mandare giù

Incremento dell’8% in un biennio e conguaglio nella prossima bolletta. Due motivi: le decisioni di Arera e investimenti superiori agli obiettivi

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di Franco Veroli

L’assemblea dell’Aato 3 di Macerata del servizio idrico integrato (46 comuni, alcuni della provincia di Ancona), ha adeguato le tariffe che, tra 2022 e 2023, si traducono in un incremento complessivo di circa l’8%. Si tratta di un + 4,4% l’anno per il 2022 e di un + 4,6% per il 2023. L’adeguamento per il 2022, in realtà, è del 3,2%, visto che ad inizio anno, sulla base del piano tariffario approvato nel 2020, c’è già stato un ritocco al rialzo dell’1,2%. Ed è proprio questo 3,2% che dovrà essere recuperato dai gestori che, ovviamente, faranno conguagli. Rispetto al 2019, le tariffe sono cresciute percentualmente del 2% sul 2022 e arriveranno a un + 6,7% nell 2023. Il dato del 2022 si spiega con il fatto che per il 2020 e il 2021 è stata operata una riduzione del 2,2%.

Ma a che cosa è dovuto il nuovo incremento approvato venerdì dall’assemblea dell’Aato con sole tre astensioni? Fondamentalmente a due fattori: le decisioni di Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) e l’urgenza di fare investimenti. Le tariffe, secondo le indicazioni e i parametri dell’Autorità, vanno definite ogni quattro anni; dopo due anni, però, si fa una verifica per accertare la corrispondenza tra quanto programmato e il reale andamento delle cose, per poi apportare le ’modifiche’ eventualmente necessarie. Ed è quanto accaduto adesso, in particolare poiché alla luce dei pesanti rincari dei costi dell’energia a carico delle imprese, Arera ha inserito nella tariffa una componente straordinaria che ha comportato una revisione che, tra l’altro, doveva essere fatta entro il 30 aprile scorso. Ma ci sono state difficoltà per la rilevazione dei dati, resa più complicata dall’attuale periodo emergenziale, anche perché i sei gestori hanno trasmesso la documentazione necessaria in più momenti. Le attività di validazione dei dati economici e tecnici si sono comunque svolte con procedura partecipata con i gestori industriali.

Ed è qui che entra in ballo il secondo fattore, quello degli investimenti che, tra il 2020 e 2021. hanno superato i 36 milioni di euro, oltre gli obiettivi fissati. Tutte opere importanti, ma che pesano in bolletta.

In questo contesto, è evidente come arrivare ad un gestore unico consentirebbe di contenere le tariffe: non solo per l’economia di scala che ne deriverebbe, ma anche perché ci sarebbe un solo presidente e un solo consiglio di amministrazione (oggi sono sei). L’annuncio viene fatto da diversi anni ma, a quanto pare, senza risultati. Forse è stato un caso, oppure no, che all’assemblea ad un certo punto si sia anche affacciato il presidente della Regione, Francesco Acquaroli. Di certo c’è che se non si arriva presto al gestore unico (il termine ultimo è il 2025) la gestione sarà commissariata e messa a gara, con il rischio di estromettere le aziende municipalizzate e che la nostra acqua finisca in mani private, anche non italiane.