Addio Covid Hospital, oggi scatta la chiusura

Gli ultimi sei pazienti saranno trasferiti a San Benedetto, Ancona e in altre strutture. Dal 26 ottobre 2020 ricoverate 740 persone

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di Franco Veroli

Oggi chiuderà i battenti il Covid Hospital di Civitanova, "l’astronave", come l’anno scorso la definì il suo ideatore, Guido Bertolaso. Dei sei pazienti ancora ricoverati, uno sarà trasferito all’ospedale di San Benedetto del Tronto, un altro ad Ancona e altri quattro in strutture di riabilitazione. Nel bene e nel male si tratta di una struttura che nella seconda ondata del Covid-19 ha avuto un ruolo da protagonista: dopo la chiusura del 5 giugno del 2020, è stata riaperta il 26 ottobre. Da allora a oggi ha fatto registrare quasi 200 ricoveri in terapia intensiva e 540 in semi-intensiva, per un totale di 740 pazienti. La mortalità in terapia intensiva è stata del 37%, nella semi-intensiva dell’8,5%, valori al di sotto della media nazionale. La scelta di chiudere, ovviamente, è legata sia alla sparuta pattuglia di pazienti rimasta, che non ne giustifica più il mantenimento in funzione, ma anche alla definitiva "restituzione" all’attività ospedaliera ordinaria del personale dell’Area Vasta 3, che lì ha lavorato. La storia del Covid Hospital è stata accompagnata costantemente da polemiche, fin dalla sua ideazione. Voluto dall’allora governatore delle Marche, Luca Ceriscioli, che puntava a una soluzione rapida per evitare il collasso degli altri ospedali, pensato sul finire del marzo dell’anno scorso, fu realizzato sotto il coordinamento di Guido Bertolaso e grazie al contributo dell’Ordine di Malta e con le donazioni di privati, con un cospicuo finanziamento della Banca d’Italia. Tanto bastò per scatenare i critici della struttura, che sottolinearono come questa, per il tipo di attività prevista, non poteva che essere realizzata in un ospedale o a ridosso di esso, non certo negli spazi della ex fiera di Civitanova. E, poi, perché il coinvolgimento dell’Ordine di Malta? Dubbi ai quali diede risposte lo stesso Ceriscioli, in ciò sostenuto da uno schieramento trasversale, con il sindaco di Civitanova, Fabrizio Ciarapica, tra i più comvinti sostenitori. Aperto il 18 luglio del 2020, fu chiuso il 5 giugno, dopo avere ospitato soltanto tre pazienti. Uno scenario che scaldò ancora di più i critici, i quali evidenziarono la inutilità e la illogicità dell’astronave. Con l’estate, poi, il Covid Hospital di Civitanova sembrò sparire, come il Covid-19. Salvo tornare prepotentemente sulla scena il 26 ottobre, quando la crescita esponenziale dei contagi fece aumentare repentinamente anche i ricoveri. L’idea perseguita inizialmente fu proprio quella di utilizzarlo cercando di evitare la conversione in posti Covid degli ospedali di Camerino e Civitanova (che sono stati comunque investiti), come accaduto in precedenza. Il problema maggiore è stato quello di garantire il personale necessario (medici, infermieri e operatori socio-sanitari), sottratto agli altri ospedali, con il conseguente rinvio di sedute operatorie non urgenti e riduzione dell’attività ordinaria. Speriamo non ci sia la necessità di riaprirlo. Ma se disgraziatamente dovesse accadere, sarà bene ricordarsene.