"Aids in ritirata, tanti giovani tra i nuovi casi"

Oggi la giornata mondiale contro l’Hiv, Paula Castelli (Anlaids): le infezioni sono in calo, ma troppo spesso la diagnosi arriva tardi

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di Franco Veroli

"Da alcuni anni c’è una lenta riduzione delle nuove infezioni. In quest’ambito, però, colpisce l’alta incidenza di giovanissimi, ventenni o poco più, segno evidente che non c’è ancora una corretta percezione del rischio". Così la dottoressa Paula Castelli, già in servizio al reparto Malattie Infettive dell’ospedale di Macerata e presidente della locale sezione dell’Anlaids (l’associazione nata nel 1985 per fermare la diffusione dell’Hiv e dell’Aids) descrive la situazione riferita a un virus che sembra ormai dimenticato. È anche per questo che ogni anno, il primo dicembre, si celebra la giornata mondiale contro l’Aids. Negli ultimi sei anni, all’ambulatorio dell’ospedale di Macerata sono state registrate poco più di una cinquantina di nuove infezioni (23 nel 2016, 12 nel 2017, 7 nel 2018, 7 nel 2019 e altrettante nel 2020 e 2021), mentre i pazienti in trattamento perché positivi all’Hiv sono oltre 200, anche se – grazie alle cure – non evolvono più in Aids conclamato: invecchiano come le altre persone e conducono una vita sostanzialmente normale. "Se il calo delle nuove infezioni, sia pure lento, è una novità positiva – sottolinea la dottoressa Castelli – resta però qualcosa di vecchio, vale a dire la diagnosi tardiva. I casi sono pochi, ma le nuove persone che si rivolgono all’ambulatorio non sono sieropositive: presentano già l’Aids in fase conclamata, cioè la malattia in stadio avanzato, con una condizione del sistema immunitario già compromessa". E questo accade perché si ignora di essere stati infettati e, quindi, non ci si sottopone al test. "Attualmente la trasmissione del virus avviene soprattutto per via sessuale, sia omo che etero" prosegue la Castelli. "Proprio per questo nel momento in cui si ha un rapporto occasionale, al di fuori della coppia, è bene sottoporsi al test che ormai è prassi consolidata: tanto più è precoce la diagnosi, tanto più efficace può essere la terapia. A volte, invece, la diagnosi arriva anche dopo 56 anni o più dall’infezione. E questo rende tutto più complicato". Tra i nuovi casi la percentuale dei giovanissimi è piuttosto alta. "Diversamente dagli anni Ottanta del secolo scorso e quelli a seguire, quando l’Aids faceva davvero paura, oggi non se ne parla più. I più giovani, quindi, non sviluppano quella sensibilità che c’è stata in passato. Del resto, anche gli adulti spesso non tengono in grande considerazione il problema, perché non lo ritengono tale, visto che oggi si dispone di farmaci che consentono di tenerlo sotto controllo". Ma è un atteggiamento superficiale, sbagliato e pericoloso, per sé e per gli altri, poiché chi si infetta senza saperlo può trasmettere il virus ad altri.

"Certo – sottolinea la presidente Anlaids – rispetto agli inizi, quando per trattare la malattia si assumevano anche 20 farmaci al giorno la situazione è molto cambiata e, in meglio. In molti casi, ma non tutti, oggi è sufficiente l’assunzione di un farmaco che contiene diversi principi attivi. Deve però essere chiaro che la malattia si può trattare, ma non si guarisce, bisogna anche tener conto del fatto che i farmaci devono essere assunti per tutta la vita e che, a lungo andare, possono anche produrre effetti collaterali". L’Anlaids di Macerata parteciperà alla Festa del Volontariato venerdì e sabato. "Ci saremo con il nostro tavolo e i nostri materiali informativi – conclude Castelli – per continuare nella campagna di sensibilizzazione, perché la prevenzione resta l’arma più importante". Dal 2012 al 2021, nelle Marche le nuove diagnosi di Hiv sono state 706; nel biennio 2020-2021 i nuovi casi di Aids sono stati 25.