"Al fianco delle vittime e dei parenti"

Lo Sportello di Recanati ha seguito 60 donne e 80 bambini. Nessun uomo presente all’incontro

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di Antonio Tubaldi

Il Comune di Recanati rafforza la rete antiviolenza a supporto delle donne, dei minori e di tutti coloro che subiscono violenza di genere. Questo il tema dell’incontro che si è tenuto nella Sala del Consiglio con i protagonisti della rete che lavorano intorno allo sportello antiviolenza, aperto dall’Amministrazione di Recanati nel 2013.Il servizio, con una reperibilità h 24, quest’anno ha seguito fino ad oggi 60 donne di cui 52 di nazionalità italiana e 8 da altre provenienze e 80 bambini. Un sensibile aumento registrato due mesi prima della chiusura dell’anno rispetto a quanto rilevato a fine 2021, dove in totale sono state prese in carico 57 donne e 64 bambini vittime a loro volta di violenza assistita. Lo sportello, che si trova nei locali dell’Ospedale di comunità "Santa Lucia",, si rivolge alle vittime di violenza sessuale, psicologica, economica o di stalking, ai loro familiari, amici o conoscenti offrendo in maniera gratuita accoglienza, codifica del caso e consulenza psicologica. Alla presenza del sindaco Antonio Bravi, della presidente del Consiglio comunale con delega alle Pari opportunità, Tania Paoltroni, e degli assessori Paola Nicolini (Politiche sociali) e Rita Soccio (Cultura) si sono riuniti i rappresentanti delle scuole, delle forze dell’ordine, dei medici, del Consultorio e dei Servizi sociali del Comune, diretti dalla nuova dirigente Francesca Pallotta. Margherita Carlini, responsabile dello Sportello antiviolenza, ha sottolineato un dato culturale significativo: nonostante il problema della violenza sulle donne non è delle donne, ma degli uomini, alla riunione nella Sala del Consiglio comunale, a parte il sindaco Bravi, non erano presente altri uomini. Le motivazioni per cui le donne si sono rivolte allo Sportello di Recanati vanno dalla necessità di avere informazioni legali e pratiche circa la loro situazione, al bisogno di trovare uno spazio dove poter portare, spesso per la prima volta, il proprio disagio e la propria sofferenza, sino alla necessità di denunciare di essere o essere stata vittima di violenza psicologica, stati di isolamento sociale eo lavorativo, umiliazioni, violenza fisica, violenza economica eo stalking. Tra gli argomenti discussi, la mancanza di una cultura delle pari opportunità e delle lacune generate da leggi che, per tutelare donne e bambini, in caso di denuncia per violenze, li allontana dalle loro dimore abituali, dalla rete delle amicizie e delle relazioni, lasciando gli uomini a vivere nelle proprie case, mentre forse servirebbe il contrario, cioè avviare chi pratica la violenza a percorsi di recupero, magari in comunità.