Macerata, amianto nascosto in migliaia di edifici. È allarme

Il terremoto ha amplificato i pericoli, Barboni (Area vasta): autorizzate oltre 300 bonifiche nel 2018

Un’operazione di bonifica

Un’operazione di bonifica

Macerata, 3 dicembre 2018 – Nonostante sia stato bandito dalla legge 257 del 1992, e nonostante numerose siano le situazioni bonificate l’amianto, le cui fibre se respirate sono molto pericolose per la salute, è ancora in mezzo a noi. Difficile dire in che misura, ma di certo in modo significativo. Quattro anni fa, sulla base del censimento regionale, in provincia venivano segnalati 4.200 siti contenenti amianto. Ma è un dato in continua evoluzione: ci sono siti che si cancellano perché bonificati, e altri che vengono aggiunti.

Non è facile scovarlo, specie se si trova in aree sperdute in campagna o all’interno degli edifici. E, poi, ci sono i casi di amianto abbandonato. Il Servizio Igiene e sanità pubblica – Ambiente e salute dell’Area vasta 3, nel solo 2018 ha controllato, in provincia, lo stato di conservazione di 94 manufatti, superando la soglia (una settantina) indicata dalla Regione. Insomma, l’amianto, è ancora un problema? «Sicuramente», sottolinea Antonio Barboni, direttore facente funzioni del Servizio prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro dell’Area vasta 3, servizio cui spetta ricevere e valutare i piani per la rimozione di amianto.

Quanto è rilevante il problema amianto?

«Molto. È difficile stimarne la quantità, visto che molte sono le situazioni che ancora non conosciamo. Il sesto rapporto Inail sul Registro nazionale dei mesoteliomi, pubblicato proprio quest’anno, stima che tra il 1945 e il 1992 l’Italia abbia prodotto poco di più di 3,7 milioni di tonnellate di amianto grezzo e ne abbia importato quasi due milioni di tonnellate. Una quantità enorme. La prova che molto resta ancora da fare, comunque, è data dal terremoto».

Perché?

«Tanti edifici e case sono crollati, molti altri sono stati abbattuti perché lesionati. Ciò ha fatto emergere un quadro complicato che non può e non deve essere sottovalutato. Solo quest’anno abbiamo rilasciato oltre 300 autorizzazioni per la rimozione di amianto, in gran parte riconducibili a queste situazioni. Se si considera che in provincia ci sono 30mila cantieri privati e 750 pubblici legati alla ricostruzione, si capisce quale può essere la rilevanza del problema».

In che cosa consiste l’amianto che viene rinvenuto?

«Per lo più coperture in eternit, canne fumarie, serbatoi e anche grondaie. Più raramente, come nel caso dell’ex scuola di Sarnano, lo si trova anche nei pavimenti».

Che cosa fare quando si rinviene un manufatto in amianto?

«Mi preme, innanzitutto, dire che cosa non si deve fare: mai pensare al fai da te. Il rischio, infatti, è legato al fatto che il manufatto si spezzi, si tagli, si rompa, diffondendo fibre che sono tossiche. La rimozione va fatta da ditte specializzate e autorizzate. Prima si presenta un piano di rimozione, poi questo viene autorizzato. L’amianto viene impregnato con resine speciali per evitare che possa esserci una dispersione delle fibre nell’aria, poi viene sigillato con polietilene per finire in discarica come rifiuto speciale».