Azienda nella bufera "Accuse infondate, mai fornito anfibi all’esercito di Putin"

Polverone attorno al Suolificio Morrovallese per la vendita di 300 suole alla società russa Faraday. I titolari: "Si tratta di prodotti in cuoio, non adatti a quel tipo di scarpe. Questa faccenda per noi è un danno".

Azienda nella bufera  "Accuse infondate,  mai fornito anfibi  all’esercito di Putin"

Azienda nella bufera "Accuse infondate, mai fornito anfibi all’esercito di Putin"

di Paola Pagnanelli

"Noi non abbiamo fornito anfibi a nessuno, men che meno alla Russia. Le suole che vendiamo noi, in cuoio, non sono adatte a quel tipo di scarpe. Questa storia ci sta causando molti danni, ed è completamente inventata". Claudio Campetelli e Leonardo Salvucci, titolari del Suolificio Morrovallese, con la dipendente Silena Staffolani, sono arrabbiati e dispiaciuti per il polverone creato da una notizia che li riguarda, e che però non ha fondamenti. "Tutto è partito da una testata online nazionale – spiega l’avvocato Paolo Giustozzi – che ha pubblicato un elenco di ditte che avrebbero continuato a vendere alle ditte russe, nonostante i divieti imposti dopo la guerra con l’Ucraina. In questo elenco, sono citate società che forniscono divise, parti meccaniche per le armi, e tra queste è citata anche la russa Faraday, della quale si dice "che acquista anche dall’azienda di Trodica". Questo passaggio ambiguo è stato ripreso da altre testate, ed è diventato una fornitura di anfibi per l’esercito russo. Una fornitura che però non è mai esistita, e di cui in realtà non si parla neppure nel primo articolo uscito su questo argomento".

"Le suole che noi abbiamo venduto alla Faraday – precisano i titolari del Suolificio Morrovallese – sono in cuoio, sono spesse 4,5 millimetri e con il tacco. Non hanno nulla a che vedere con quelle per gli anfibi, e per altro noi non abbiamo neppure i macchinari per realizzare fondi in gomma: la nostra è una lavorazione artigianale prevalentemente di cuoio. Basta guardare di quale suola stiamo parlando, per capire che si tratta di articoli completamente diversi".

La Faraday è da undici anni cliente della ditta morrovallese, che ha una trentina di dipendenti. "Hanno sempre comprato da noi circa 300 paia di suole all’anno, sempre dello stesso tipo, non si tratta di un cliente fondamentale per la nostra attività come mole di acquisti. Quando sono scattate le limitazioni alle vendite con la Russia, in seguito alla guerra con l’Ucraina, ci siamo informati sulla possibilità di continuare a vendere quei prodotti all’azienda russa, e siamo stati rassicurati, sia perché il divieto riguarda articoli dal prezzo superiore a 300 euro, e una suola ne costa 20, sia perché con c’entrano nulla con l’esercito o con la guerra. Certo, noi non sappiamo chi siano i clienti della Faraday, ma è escluso che quelle suole possano andare bene per gli anfibi o le scarpe militari. Non abbiamo niente da nascondere, la fornitura è tracciabilissima ed è solo questa: 300 paia all’anno di suole in cuoio". L’accostamento con le forniture militari è stato un bel danno per l’azienda, che lavora con i grossi marchi della moda, molto attenti al rispetto delle regole e all’immagine: "Una trasgressione del genere peserebbe come un macigno, e già qualcuno ci ha chiesto chiarimenti in merito a queste accuse. Per fortuna, possiamo documentare che sono tutte accuse infondate, ma per noi e per l’immagine della nostra ditta è comunque un problema che circoli una notizia del genere, che non ha alcun fondamento".