"Azka violentata e uccisa", ergastolo al padre

La Corte d’Assise di Macerata ha inflitto il massimo della pena al pachistano Muhammad Riaz

Muhammad Riaz, il padre della 19enne Azka, uccisa a febbraio dell’anno scorso

Muhammad Riaz, il padre della 19enne Azka, uccisa a febbraio dell’anno scorso

Macerata 4 dicembre 2019 - Il massimo della pena, l’ergastolo con 18 mesi di isolamento diurno, è stato inflitto a Muhammad Riaz, il muratore pachistano accusato di aver violentato e ucciso la figlia 19enne Azka, e di aver maltrattato lei e gli altri tre figli. La sentenza è arrivata alle 15 dalla corte d’assise di Macerata, dopo una camera di consiglio durata cinque ore. I giudici hanno accolto in pieno la ricostruzione fatta dal procuratore capo Giovanni Giorgio, secondo il quale Riaz il 24 febbraio 2018 aveva voluto uccidere la figlia: l’aveva tramortita e stesa sull’asfalto a Trodica di Morrovalle, perché un’auto la investisse.

Due giorni dopo, la ragazza e i fratelli avrebbero dovuto essere sentiti in procura, dopo la denuncia per maltrattamenti in famiglia fatta contro il genitore. Le indagini hanno svelato poi una serie di abusi subiti dalle sorelle in casa da parte del padre, che avrebbe anche fatto abortire più volte Azka con i farmaci ricevuti via posta dal Pakistan. «I giudici hanno confermato il quadro dell’orrore così come individuato dalla procura. Nel corso del processo non è stata proposta una ricostruzione diversa da quella» ha commentato l’avvocato Paolo Carnevali, che assisteva i tre figli dell’imputato come parti civili nel processo. Ora però i difensori, gli avvocati Francesco Giorgio Laganà e Flavio Albertini, potranno fare appello .

La difesa ha sempre sostenuto che il padre non avesse nulla a che fare con la morte di Azka; i figli avrebbero denunciato Riaz solo perché volevano maggiore libertà, e tutto il processo sarebbe stato influenzato anche da una sorta di pregiudizio per la nazionalità dell’imputato.