Macerata, rubate le offerte per la malata di Sla. "Quei soldi ci servono"

Sparisce un barattolo con il denaro raccolto per Barbara Giuggioloni

Barbara Giuggioloni con il marito Carlo Ranzuglia

Barbara Giuggioloni con il marito Carlo Ranzuglia

Macerata, 17 febbraio 2019 - «Di quei soldi abbiamo bisogno. Purtroppo Barbara è gravemente malata e non può essere lasciata sola neppure per un secondo. Vive attaccata ai macchinari. Chi ha rubato il barattolo con le offerte destinate a lei sarà stata una persona bisognosa di soldi, questo non lo metto in dubbio, ci sono tanti disperati in giro. Però non è giusto approfittarsi della situazione, che non è bella». Ogni giorno inizia una nuova battaglia per Carlo Ranzuglia e la moglie, Barbara Giuggioloni, di 44 anni, da 9 malata di Sla (sclerosi laterale amiotrofica), originaria di Morrovalle e residente a Macerata: a lei erano destinati i fondi contenuti nel barattolo rubato in un bar dal 40enne, identificato e denunciato dalla Squadra Mobile.

«La raccolta delle offerte per Barbara va avanti ormai da tre o quattro anni – racconta Ranzuglia –, riceviamo questi fondi grazie alla generosità di tanta gente. L’iniziativa si chiama «Un caffè per Barbara» e serve per sostenere la spesa di due badanti, che a turno le stanno vicine tutti i giorni. Ci sono circa 25 barattoli in giro per i bar di Macerata e frazioni, Corridonia, Trodica, Sambucheto». Purtroppo, fa notare Ranzuglia, non è la prima volta che vengono rubate le offerte destinate alla moglie: ci sono due precedenti, una volta a Sforzacosta e un altro a Villa Potenza. «Quei soldi ci servono innanzitutto per far fronte alla spesa delle due donne che fanno assistenza, pari a circa 20mila euro all’anno – prosegue –. Grazie a Dio ci sono tante persone buone, che donano qualcosa. Io infatti ho lasciato il lavoro otto anni fa per poter stare con Barbara il più possibile». 

Ma come sono le giornate della 44enne? «Barbara vuole vivere, questa è la prima cosa che mi sento di dire pensando a lei – dice il marito –. Dato che siamo in tre ad assisterla, riesce a condurre un’esistenza dignitosa, la portiamo noi in bagno, la cambiamo, la facciamo uscire. Ci avevano anche proposto di ospitarla in un istituto, ma lei si è opposta con decisione. Non se ne parla. Lì non potrebbe fare tutto ciò che può fare ora». Barbara è una donna fortissima e piena di grinta, e molto coraggiosa, non manca di far notare il marito: «Lei vive attaccata ai macchinari – continua Ranzuglia –, ce n’è uno che si chiama ventilatore. “Parla’’ attraverso un comunicatore oculare, e il nutrimento avviene tutto tramite computer. Altrimenti, non può mangiare né bere nulla. Non può nemmeno respirare autonomamente, ha la tracheo peg. Perciò non può restare da sola neanche per un secondo. Basta un istante che non funzionano i macchinari e Barbara è morta. Rischierebbe la vita da sola, ecco perché sono necessarie tre persone che le stiano vicino, ha bisogno di un’assistenza completa per 24 ore su 24».

Recentemente, in occasione del compleanno di Barbara, tramite Facebook sono stati raccolti 3mila euro per lei: «Ringraziamo di cuore tutti quelli che ci hanno donato qualcosa – dichiara Ranzuglia –, quella somma ci ha fatto comodo. Putroppo, a oggi, pure se la ricerca nel settore va avanti, non c’è nulla di concreto. Al momento non c’è una terapia per la Sla, non c’è modo di guarire».