Palmina batte il virus a 89 anni. “La miglior medicina? L’affetto delle mie figlie’’

La ginesina: la paura più grande è restare soli

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San Ginesio (Macerata), 24 maggio 2020 - Batte il Covid a 89 anni. Palmina Sparvoli di San Ginesio, classe 1931, madre di tre figli, ha dedicato la sua vita alla famiglia, alla casa e ai campi. Le figlie Bruna e Maria Flora nel momento più difficile non hanno potuto che ricambiare, accudendola con amore durante l’isolamento domiciliare. Fino alla guarigione, il 13 maggio scorso, quando è arrivato il secondo tampone negativo. Dal 6 aprile, data in cui la famiglia ha scoperto che la nonnina era positiva, nessuno ha mai nominato il virus in sua presenza. Ma Palmina, tra mascherine e dispositivi di protezione, l’aveva capito. Solo ieri, dopo il lieto fine, i suoi cari le hanno detto cosa aveva affrontato e lei è scoppiata in lacrime. Lacrime più che altro di gioia e commozione. "È stato grazie al Padre Eterno e alle mie figlie – dice l’89enne –. A prescindere da come sarebbe andata, credo che la migliore medicina della vita sia l’amore, l’affetto delle persone che ti sono vicine. L’unico messaggio che sento di lanciare a giovani e meno giovani, a nipoti e figli, è quello di prendersi cura delle persone anziane. La paura più grande è quella di restare soli". Poche parole, ma sincere. Palmina ha diverse patologie, vorrebbe camminare, ma appena cerca di sollevare la gamba la volontà è costretta a frenarsi. È Bruna, che abita con lei da sempre, a spiegare la storia della madre. "A Capodanno si è rotta il femore ed è stata portata all’ospedale di Macerata – racconta – dove è rimasta per circa un mese; poi ha fatto la riabilitazione nella struttura di Treia. Il 23 marzo è uscita ed è tornata a casa, a Passo San Ginesio". In seguito alla comparsa di diversi casi di positività a Treia, sono stati sottoposti a tampone anche pazienti che erano giù fuori dalla struttura. Il 6 aprile, Palmina è risultata positiva; dopo un altro tampone positivo e due consecutivi negativi, il 13 maggio è stata dichiarata guarita. "Quando ti prendi cura di una persona – continua Bruna – non puoi permetterti di avere paura. O meglio, devi fartela passare. La cosa che più avrebbe dato dolore a me e ai miei fratelli (il terzo si chiama Paolo), sarebbe stata non starle vicino fino all’ultimo". La famiglia ci tiene a ringraziare il sindaco Giuliano Ciabocco, l’infermiera del 118, il dottor Pietro Enrico Parrucci, tutto il personale medico per gli aiuti e l’umanità, e la vicina Silvana Concettoni, un "angelo custode". A San Ginesio ad oggi restano due persone positive, entrambe ricoverate. In questi giorni è guarito anche un 83enne.