Bimba salvata dal barista "Piangeva sulle scale, acqua fino alle ginocchia"

Robertino Beni

Robertino Beni

di Chiara Gabrielli

"È grazie a lui che molti, quella sera, si sono sentiti al sicuro. Ha salvato una bimba e ha protetto tutti gli altri". Il parrucchiere di Sforzacosta, Federico Mercuri, indica, pieno di riconoscenza e gratitudine, Robertino Beni, titolare del bar Dino e Dina, lungo la Nazionale. "Dobbiamo tutto alle brave persone che in questi giorni ci hanno dato una mano, se ce l’abbiamo fatta è stato grazie ai volontari, agli amici", dice Mercuri, sconvolto per la perdita della sua casa, sommersa dal fango. Robertino Beni (nella foto con Liam Cirioni) è affacciato alla finestra, sul retro del bar, che dà proprio su fosso Narducci. Ripensa ai momenti concitati di lunedì sera, quando le premesse non lasciavano presagire nulla di buono. "Stavo pulendo le sedie qui fuori – racconta – e ho sentito che il fosso faceva un rumore bestiale, ho capito subito che era una situazione anomala. Poco dopo, ho visto che si stava gonfiando e nel giro di pochi istanti il livello si è alzato di cinque metri".

In un attimo è stato il caos. "Il getto d’acqua è stato violentissimo – riprende Beni –, in un attimo le due capannine degli attrezzi, qui sul retro del bar, sono state spazzate via". L’abitazione di Robertino Beni si trova al piano sotto il bar. "Mi sono reso conto che l’acqua era arrivata a 20 centimetri dal davanzale di casa – spiega –, ho chiamato subito mio fratello, gli ho detto che stava per entrare l’acqua dentro l’abitazione". Non è finita. "Ho messo in salvo il cane e due gattini – riprende –, erano momenti difficili, tutto accadeva molto velocemente. A un certo punto, mi hanno chiamato: ‘Corri, ci sono bambini che piangono’. Sono andato a vedere fuori immediatamente e in effetti c’era una bimba di 5 anni, figlia dei vicini, che era sulle scale di casa, l’acqua le era arrivata alle ginocchia, piangeva disperata. L’ho presa in braccio e l’ho portata nel mio bar. A casa loro è andata via anche la corrente". I genitori della piccola, che hanno anche un bimbo di circa un anno e mezzo, di origine straniera, in un attimo hanno perso tutto: la loro casa non è più utilizzabile, "dentro ci sono due metri d’acqua", ora la Caritas ha trovato loro una sistemazione. "Sono bravissime persone, mi dispiace tanto per loro", commenta Beni. In breve, al bar, utilizzato quella sera come porto sicuro, sono stati lasciati altri bimbi dalle famiglie della zona, impegnate a fronteggiare l’alluvione. In difficoltà anche quelli che vivono nelle case sull’altro lato della via, che stanno sotto il livello stradale. "In pochi minuti, qui dentro c’erano sei bimbi – dice Beni –, ho dato loro qualche vestito di ricambio, mentre i genitori li hanno portati qua e poi sono tornati alle loro case per cercare di salvare il salvabile". E la preoccupazione c’è ancora: "Se piove di nuovo – la raccomandazione di Robertino a clienti, amici, familiari –, tutti qui nel bar. Non state vicino al fosso, non bisogna rischiare".