Bimbi a lezione di italiano "Ci sono anche gli ucraini"

Il progetto di Comune e ateneo per insegnare la nostra lingua agli alunni stranieri. Cassetta: "Aiutiamo le scuole, tanti ragazzi non conoscono neanche una parola"

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Bambini stranieri a lezione di italiano in biblioteca. È questo il progetto che ha unito Comune e Università per l’organizzazione del laboratorio "Italiano in biblioteca", che sta vedendo protagonisti trenta alunni stranieri che frequentano le scuole elementari e medie cittadine (De Amicis, Convitto Nazionale, Anna Frank) e gli istituti comprensivi Fermi, Mestica e Dante Alighieri. Sri Lanka, Albania, Romania, Senegal, Perù sono alcune delle nazionalità di questi ragazzi che in maniera volontaria hanno preso parte all’iniziativa che si svolge, per due pomeriggi a settimana, alla biblioteca comunale Mozzi Borgetti; dopo lo scoppio del conflitto scatenato dalla Russia e l’arrivo dei profughi anche in Italia, hanno preso parte al gruppo anche bimbi e ragazzi ucraini.

Il Comune ha accolto e intercettato l’esigenza degli insegnanti scolastici nei confronti dei loro alunni stranieri: così il Comune ha chiesto all’Università di mettere in campo competenze e risorse per la realizzazione del laboratorio linguistico. "Un progetto di cui siamo molto soddisfatti: l’insegnante Serenella Pieroni ci ha chiesto un aiuto per i tanti bimbi stranieri che non conoscono nemmeno una parola di italiano – ha raccontato l’assessore comunale alla Cultura Katiuscia Cassetta –. Ho contattato l’Università per poter intervenire in termini di risorse e competenze. Già al primo incontro hanno partecipato tanti bambini di diverse nazionalità e ora fanno parte del gruppo anche dei ragazzi ucraini. Stiamo già lavorando – ha concluso – affinché questo progetto sperimentale diventi stabile".

"Abbiamo ritenuto urgente metterci subito a disposizione per un’esigenza concreta e specifica che l’assessore ci ha portato – ha aggiunto la prof Francesca Spigarelli, delegata del rettore alla Terza missione –. Abbiamo subito colto l’importanza di aiutare le scuole, i bambini e le famiglie realizzando e finanziando questo progetto sperimentale". "Come ci ha detto il Papa, lo straniero non deve restare un estraneo – ha sottolineato John McCourt, direttore del dipartimento di Studi umanistici –. Insegnando loro una lingua, diamo la possibilità di avere le chiavi di accesso per muoversi nella società. Per noi è anche una possibilità di mettere a disposizione le competenze acquisite con la ricerca". "Il laboratorio ha permesso la creazione di meccanismi virtuosi di accoglienza tra scuola e istituzioni – ha dichiarato Edith Cognigni, direttrice del master Italint e coordinatrice del progetto –. Il master lavora da anni a questo obiettivo, formando docenti e facilitatori linguistici di italiano L2 in interazione con le scuole". Hanno seguito i bimbi nel processo di apprendimento anche le tirocinanti Rachele Mecozzi, Irene Rapanelli ed Emanuela Vastola, con la supervisione di due facilitatrici linguistiche esperte, Alice Magi e Cristina Paoluzzi.

"In totale seguiamo trenta studenti, dodici della scuola primaria e diciotto della secondaria – ha raccontato Alice Magi –. C’è stata un’adesione e una partecipazione molto alta e questo fa comprendere quanto sia importante il progetto che stiamo portando avanti: sono gli alunni stessi che chiedono di partecipare per imparare al più presto la nostra lingua".

m. p.