
La presentazione ieri in Comune
Decenni di immobilismo e mancata bonifica delle falde idriche e ora si torna parlare di risanamento del Basso bacino del Chienti. L’occasione, un incontro nella sala consiliare di Civitanova per presentare gli indirizzi operativi, presenti l’assessore regionale Stefano Aguzzi, il dirigente regionale Stefano Sbriscia che ha illustrato il piano, esponenti di Arpam e Ast, delle Province e dei Comuni coinvolti. Le premesse sono la verifica da parte dei Comuni, nel corso del 2025, delle disponibilità dei proprietari delle aree contaminate ad attivare interventi di bonifica, l’avvio delle indagini da parte delle Province per individuare eventuali responsabili, la trasmissione da parte di Arpam del Piano operativo con gli interventi e il cronoprogramma, la stima dei costi, la programmazione da parte della Regione dei finanziamenti sia per le indagini tecniche che per gli interventi, con una prima tranche di risorse prevista entro dicembre. In sostanza l’anno zero, con davanti procedure e tempi che nella nota del Comune di Civitanova non sono specificati, così come i dati sulla programmazioni economico-finanziaria della Regione, quelli per l’esecuzione delle indagini Arpam e per la perimetrazione delle aree prioritarie di intervento. L’assessore Aguzzi ha sottolineato "la volontà della Regione di affrontare questa situazione delicata con azioni concrete", il sindaco di Civitanova Fabrizio Ciarapica ha definito il Piano "la dimostrazione che le istituzioni non sono ferme, ma stanno lavorando per risolvere un problema che da troppo tempo rappresenta una ferita per il nostro territorio. Abbiamo finalmente un piano concreto ed entro il 2026 sarà completata una prima fase di bonifica e messa in sicurezza".
Il caso inquinamento scoppia nel 1991. Nel 2009 la Provincia di Macerata vara un progetto di bonifica delle falde da 4 milioni e ottiene l’ok del ministero. Ma nel cambio della guardia al governo della Provincia il piano è accantonato per un altro da 10 milioni, però bocciato dal ministero. Da allora, tutto fermo. Archiviati gli esposti dei comitati civici sulla mancata bonifica. Ma nel frattempo in questi territori ci si ammala secondo lo studio epidemiologico Sentieri, che ha collegato alcune malattie con l’inquinamento delle falde.