Brizi, l’addio al capitano "Un campione nella vita"

Sulla bara la maglia viola della Fiorentina e il gagliardetto della Maceratese. In chiesa ex compagni, dirigenti e vecchie glorie. "Aveva un cuore enorme"

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di Lorenzo Monachesi

La casacca viola, la maglia della sua vita, adagiata sulla bara dove spicca il gagliardetto della Maceratese, ai lati i gonfaloni della Fiorentina, del Museo Fiorentina e delle Glorie Viola: al funerale di Giuseppe Brizi, 80 anni, è stato molto forte il suo passato da calciatore e allenatore, il cui ricordo non potrà mai sbiadire, perché i suoi insegnamenti hanno lasciato il segno. È la dimostrazione di una persona che ha seminato bene nella vita e tanti non sono voluti mancare nella chiesa delle Vergini, per sostenere la famiglia in un momento difficile e per rendere il doveroso omaggio a un campione che tanto ha dato a Macerata. Da Firenze sono arrivati David Bini e Alessandro Zampieri, rispettivamente presidente e socio del Museo Fiorentina; Riccardo Bertini, in rappresentanza delle Vecchie glorie. C’era chi ha condiviso con Brizi tanti momenti nella società biancorossa come compagno di squadra o come suo giocatore, quando ha intrapreso la carriera da allenatore, o lo ha conosciuto: Nicola Daleno, Augusto Sabbatini, Alberto Prenna, Renato Principi, Stefano Maroni, Renzo Brando, Roberto Borsi, Alessio Olivieri, Giuseppe Ciappelloni, Oreste Alessandrini, Massimo Sbriccoli, Roberto Santini, Flavio Matteucci, Augusto Sabbatini, Roberto Sentimenti, Enrico Crucianelli, Domenico Salvi e Danilo Stefani. C’erano anche i dirigenti Giancarlo Nascimbeni, Maurizio Mosca, Massimo Paci, il preparatore atletico Vincenzo Gagliardi, gli allenatori Antonio Monaldi, Fiorenzo Pettinari, Paolo Morresi e Lauro Prenna. La società era rappresentata dal presidente Alberto Crocioni e dal diesse Roberto Conti. Il passato roburino di Brizi era testimoniato da Carlo Babini. La città ha reso omaggio a un figlio illustre, un campione che ha dato lustro a Macerata e ha destato sorpresa l’assenza dell’amministrazione comunale. Alla cerimonia funebre sono intervenuti anche l’ex sindaco Romano Carancini e l’ex assessore allo sport, Alferio Canesin. C’erano tanti sportivi che avevano in lui un punto di riferimento e magari avrebbero voluto calcare le stesse orme. Brizi è stato un calciatore dalle doti tecniche immense, ma è stato soprattutto l’uomo a tenere banco nella chiesa. "Negli anni Ottanta – ha ricordato don Giovanni Carraro nell’omelia – stavo a Firenze e la gente andava dietro i campioni viola. Ecco, Pino è stato per tanto tempo un calciatore ammirato e tanti giovani avrebbero voluto essere come lui, che oltre ad avere spiccate doti tecniche, aveva un cuore enorme, non commerciale". L’amico Toto Fusari lo ha ricordato sull’altare pescando dalla tradizione, dal dialetto indicandolo come "un uomo a postu", per fotografare in poche parole la persona. "Pino – ha detto Fusari – è stato un uomo ‘a postu’ nella squadra, dove ha messo il talento al servizio dei compagni, nella famiglia dove è stato marito e padre esemplare, e nella società". Alla fine la gente si è stretta attorno ai figli Gianluca a Michela; la moglie Lena, segnata dal momento, ha seguito la cerimonia per internet da casa.