Buoni fruttiferi, interessi dimezzati. Le Poste condannate a rimborsare

Decreto ingiuntivo: la società pagherà 128mila euro a una pensionata maceratese

Tribunale di Macerata (foto Calavita)

Tribunale di Macerata (foto Calavita)

Macerata, 7 gennaio 2019 - Si era vista riconoscere meno della metà degli interessi messi nero su bianco sul retro dei buoni postali che aveva sottoscritto all’inizio degli anni Ottanta. Così è passata alle vie legali e il giudice ha emesso un decreto ingiuntivo che impone a Poste Italiane spa di firmarle un assegno da 128mila euro.

La vicenda ha per protagonista una pensionata dell’Alto Maceratese, che tra il 1982 e il 1984 aveva acquistato una serie di buoni fruttiferi postali di durata trentennale. Si trattava di una cinquantina di buoni, tutti di piccolo taglio, della serie «O», con tassi d’interesse differenti. «Ma alla scadenza dei contratti – spiega l’avvocato Emanuela Ferrarini, che ha assistito la risparmiatrice nella vicenda –, quei buoni le sono stati rimborsati con un rendimento di gran lunga inferiore (di oltre la metà) rispetto a quanto pattuito al momento dell’acquisto e indicato sul retro dei documenti».

Poste Italiane spa aveva riconosciuto alla donna i rendimenti previsti nel decreto Gava-Goria del 1986, sulla base del quale venivano dimezzati retroattivamente gli interessi dei titoli emessi a partire dal 1974. Nei mesi scorsi, diversi giudici, chiamati a pronunciarsi su casi analoghi, «avevano sottolineato – spiega l’avvocato Ferrarini – come in virtù del principio dell’affidamento del risparmiatore all’atto dell’acquisto dei buoni, l’errore interpretativo o di applicazione della normativa sopraggiunta non poteva ripercuotersi sulla buona fede del consumatore e sul dirittto di questo a riscuotere la somma riportata sui buoni stessi, non essendo stato posto nella condizione di valutare l’evoluzione peggiorativa del proprio investimento».

A sostegno di questa tesi, il legale della pensionata ha ricordato come ci siano anche pronunce della Corte di Cassazione, secondo la quale sono illegittime le modifiche contrattuali apportate unilateralmente da Poste Italiane. Il 31 dicembre scorso, in tribunale a Macerata, il giudice Alessandra Canullo ha accolto la richiesta della risparmiatrice di vedersi riconosciuto il rendimento inizialmente pattuito, secondo la tabella riportata sul retro dei buoni. Quindi è stato emesso un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo sulla base del quale Poste Italiane spa deve pagare alla donna 128mila euro, cioè la somma residua non rimborsata al momento della scadenza dei buoni. Essendo l’ingiunzione «esecutiva», il conto dovrà essere saldato in tempi brevi, anche se le Poste potrebbero fare ricorso.

«Ma un’eventuale opposizione sarebbe a mio avviso infondata – nota l’avvocato Ferrarini –, visto che in merito ci sono pronunce della Cassazione. E probabilmente esistono altri risparmiatori nelle stesse condizioni della mia assistita, ma che magari non si sono accorti di aver avuto un rendimento inferiore a quanto dovuto».