Cammariere: i miei concerti unici e irripetibili

Stasera al Lauro Rossi per ’Macerata Jazz’. "Nei live entrano in gioco il pubblico, il suono, la sala e la platea: ogni sera è diversa"

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"Non c’è una scaletta ma diamo spazio all’immaginazione: ci saranno le mie canzoni ma anche tanta musica". Sergio Cammariere dà appuntamento alle 21.15 di oggi al Lauro Rossi dove darà il via alla rassegna Macerata Jazz. "Ogni mio live – aggiunge – è unico e irripetibile perché entrano in gioco tanti fattori: il pubblico, il suono, la sala, la platea". Il cantautore sarà con il suo trio composto da Luca Bulgarelli al contrabbasso e Amedeo Ariano alla batteria.

Cammariere, c’è un pezzo che la emoziona di più e quando lo suona le scatena una serie di ricordi?

"Sono diversi. Per esempio penso a Capocolonna, un brano strumentale dedicato a un luogo sacro della mia Crotone, oppure a Varanasi fatto nel 2009 con strumenti indiani. Per le canzoni direi tutte quelle che mi hanno permesso di entrare nel cuore del pubblico".

E tra queste c’è un brano a cui è particolarmente legato?

"Sono 20 anni che è stato inciso “Tutto quello che un uomo“, il pezzo con cui il pubblico mi ha conosciuto e che mi ha portato al successo. Tempo fa ho avuto la piacevole sorpresa che è di nuovo disco d’oro a distanza di tanti anni dal lancio".

Alcune sue canzoni l’hanno fatta conoscere al grande pubblico e spesso ha inciso album solo musicali: le parole cose danno e cosa tolgono a una melodia?

"Sono sempre stato affascinato dalla poesia che quando si mescola alla musica dà vita alle canzoni d’autore, quelle che esprimono un grande significato. Mi vengono in mente Endrigo, Bindi e tanti altri che nel tempo sono stati magnifici costruttori di melodia e canzoni".

Quanti musiche e canzoni ha nel cassetto e quale esame devono passare perché possano essere proposte al pubblico?

"Ho centinaia di brani chiusi nel cassetto. Tra qualche mese usciranno 13 brani inediti concepiti sette anni fa, ma nel cassetto ce ne sono altri che stanno lì da 20-25 anni. Si tratta, a volte, di strofe e ritornelli che hanno bisogno di un nuovo vestito prima di essere pubblicati".

Ma non vengono scartati?

"No, perché dietro c’è un lavoro. Un giorno riaprirò quella cartella per prendere una frase o altro".

Lei suona il piano e a un certo momento si è messo a cantare, cosa l’ha spinta a fare questo altro passo?

"Da ragazzino ho fatto il corista, poi non ho avuto più la necessità di cantare. Faccio questo lavoro da più di 50 anni, quando ne avevo 12-13 ho iniziato a suonare nei villaggi turistici del Sud. Quando ho lasciato Crotone per Firenze ho continuato a suonare, ma c’era l’esigenza dei committenti che io cantassi e l’ho fatto anche per una questione di sopravvivenza: mi pagavano di più".

Il foyer del teatro ospita dalle 20.15 la mostra fotografica “Chet Baker e le Marche” a cura di Carlo Pieroni che testimonia il rapporto speciale tra il grande musicista, la regione e Macerata grazie alla profonda amicizia con il compianto Paolo Piangiarelli, manager e produttore discografico, il quale gli fece incidere diversi dischi per la sua etichetta Philology. Al Pozzo, per la rassegna dell’aperitivo-cena “Il Gusto del jazz”, il trombettista Samuele Garofoli e il chitarrista Stefano Coppari presentano il progetto “Around Chet”.

Lorenzo Monachesi