
Nazzareno
Marconi*
A questo proposito è bene ripensare assieme alcuni modelli culturali molto limitanti che si sono diffusi. Il primo è un pensiero "razzista" nei confronti del lavoro: ci sarebbero lavori nobili e importanti verso i quali tutti i genitori spingono i figli, ed al contrario lavori umilianti e degradanti che nessuno vorrebbe fare. È un pensiero falso e disastroso per una società armonica e produttiva. Ogni lavoro è dignitoso e prezioso, soprattutto quelli dell’artigianato, dell’assistenza agli anziani e ammalati, dell’agricoltura gestita con qualità e cura dell’ambiente. Le scuole che preparano a queste professioni non vanno più viste con disprezzo, come delle scelte di ripiego. Dicendola con uno slogan: le scuole professionali non sono per gli sfigati, ma per gli occupati. Un secondo modello culturale, che vorremmo mettere in discussione al livello dei licei e delle università, è la convinzione che in questo tempo di "pensiero debole" non abbia più senso lo studio inteso come ricerca del bello, del vero e di ciò che può unificare le persone nel loro intimo e nelle relazioni tra loro, da quelle entro la famiglia a quelle tra le nazioni. Coscienti della complessità, come cifra fondamentale del sapere contemporaneo, non stiamo rincorrendo con nostalgia il tempo del "pensiero forte", ma vorremmo incoraggiare studenti e studiosi a non arrendersi a una logica di "pensiero pigro", che non si impegni più nella riflessione sui grandi interrogativi che toccano il senso e il valore della vita e dell’umano. Non è giusto limitare il pensiero alla ricerca tecnica, alla rincorsa verso la produttività e il guadagno, alla suggestione prometeica di un uomo che vuol farsi padrone di tutto e non ha nulla da contemplare e accogliere con gratitudine e stupore. Carissimi, siate creativi, generativi, coraggiosi e positivi costruttori di libertà e di futuro. L’intercessione di tanti santi educatori vi protegga. Buon anno scolastico.
*Vescovo di Macerata
