Macerata, cantieri delle casette, la denuncia degli operai. "Noi, sfruttati"

Buste paga mai viste e minacce di essere cacciati, la Cgil: "Decine di casi"

Le casette di Cessapalombo

Le casette di Cessapalombo

Macerata, 26 gennaio 2018 – Ancora un caso di denuncia da parte dei lavoratori nei cantieri delle casette. Stavolta è il turno di tre egiziani, che si rivolgono alla Cgil per chiedere aiuto. Raccontano di «pagamenti in contanti che poi sono stati chiesti indietro, straordinari e festivi non retribuiti, condizioni di vita nel campo base di Pieve Torina non adeguate, buste paga mai avute, contratto collettivo non idoneo al compito svolto, Unilav (il modulo con il quale si comunica al Centro per l’impego il rapporto di lavoro, ndr) spedito via Whatsapp e solo perché abbiamo chiesto noi di avere un contratto. Abbiamo anche scioperato per protesta. E hanno minacciato di sbatterci fuori dal cantiere».

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I tre, che hanno lavorato nei cantieri di Ussita, Sant’Antonio, Caldarola e Camerino e che dormivano nel campo base di Pieve Torina, non sarebbero gli unici a trovarsi in questa situazione. «Sono decine e decine – spiegano Daniel Taddei, segretario provinciale Cgil, e Massimo De Luca, Fillea Cgil –, dipendenti della Gesti One srl di Campo di Giove (che risulta nell’elenco delle consorziate Gips, ditta che ha vinto il subappalto da Arcale), abbiamo rilevato che l’applicazione del contratto collettivo è inadeguata in quanto metalmeccanici, mentre per stuccatori dovrebbe essere di tipo edile. Il costo del lavoro così è molto inferiore a quello edile che spetterebbe loro. Questa ditta ha appena una manciata di dipendenti a cui si applica il contratto dell’edilizia. Tutti gli altri, hanno quello dei metalmeccanici. Tutta la situazione delinea uno scenario gravissimo».

«Siamo stati reclutati l’8 settembre a Milano – sottolineano i tre, in Italia con permesso di soggiorno lavorativo –, ci ha contatto il responsabile del cantiere, un italiano, tramite un amico egiziano. Ha detto che c’era lavoro come stuccatori. Ci siamo messi d’accordo, per 85 euro per il primo mese e 90 euro per il secondo. Abbiamo iniziato a novembre, siamo arrivati qui con l’autobus. Non ci hanno fatto una visita medica, né abbiamo mai avuto caschi o scarponi al lavoro. Abbiamo ricevuto 500 euro in contanti, altri sul conto. In tutto, quasi 2.000 euro. Poi, un operaio ci ha chiesto di restituire i soldi. Abbiamo scioperato. Si sono arrabbiati molto, hanno minacciato di cacciarci, e senza essere pagati. A quel punto ci siamo rivolti alla Cgil. Al campo base dormivano in quattro in due stanze, un solo bagno». Ieri mattina, la Cgil ha incontrato con alcuni rappresentanti della Gesti One, ma «mancava la proprietà, c’erano solo i dipendenti».

L’ennesimo scandalo, dopo che già 11 lavoratori rumeni nei cantieri Sae (soluzioni abitative d’emegenza) si erano fatti avanti per denunciare «condizioni agghiaccianti» e la Cgil aveva raccolto un dossier da cui emergono «lavoratori che non esistono, straordinari e festivi non pagati, forte sospetto di caporalato e rischio di infiltrazioni mafiose». La procura di Macerata ha aperto un’inchiesta in merito. Perché, quindi, tutti gli altri al lavoro nei cantieri Sae non denunciano? «Hanno paura – rispondono i tre egiziani –, e hanno bisogno di lavorare sempre».