Caso acqua, la superficialità della politica

Migration

Franco

Veroli

L’aumento delle tariffe ha avuto come "effetto collaterale" (grazie all’intervento di tre sindaci che si sono astenuti) quello di portare alla luce il "problema acqua" oltre che, naturalmente, la sua gestione. Nel territorio dell’Ato 3 (46 comuni, 40 in provincia di Macerata e 6 in provincia di Ancona: Castelfidardo, Filottrano, Loreto, Numana, Osimo, Sirolo), ogni anno nei circa 4.500 chilometri di rete vengono immessi 40 milioni di metri cubi d’acqua, ma solo 25 arrivano a destinazione, nonostante la virtuosità del capoluogo. E questa à la prima questione: di acqua, anche a causa dei cambiamenti climatici sempre più evidenti, ce n’è sempre meno; perderla per strada è un lusso che non ci si può permettere. La seconda è che, proprio in virtù della prima, sull’acqua è in corso una "guerra" sotterranea. Ad esempio tra l’Ato 3 e il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, che si oppone all’aumento di attingimento (fermo a 200 litri al secondo rispetto ai 550 inizialmente previsti) dal Nera, rallentando il completamento dell’omonimo acquedotto; ma anche tra i comuni delle province di Macerata, Fermo e Ascoli, coinvolti in quello che è stato chiamato "anello acquedottistico antisismico dei Sibillini" pensato in una logica di distribuzione sovraprovinciale che, secondo alcune valutazioni, sottrarrebbe acqua alla nostra provincia a favore delle altre. La mancata elezione del nuovo presidente dell’Ato3, ad oltre un anno di distanza, e i tempi geologici con i quali si procede per arrivare al gestore unico evidenziano una grave superficialità della politica in cui i diversi attori si rimpallano le responsabilità: che, sia detto per inciso, sono passate e presenti.