
"La sentenza del tribunale di Roma non sancisce la sconfitta della dottoressa Daniela Corsi sulla rivendicazione del diritto a dirigere aziende sanitarie, quanto l’ostinazione politica e personale dell’assessore regionale alla sanità e del presidente della Regione, che di questa vicenda hanno fatto una bandiera. Gli sconfitti sono Filippo Saltamartini e Francesco Acquaroli, presidente ombra delle Marche, manifestamente incapace di governare il braccio di ferro con la Lega e il "capriccio" del proprio vice". Romano Carancini, consigliere regionale del Pd, che aveva già duramente criticato il governo regionale sulla nomina della Corsi, ci va giù duro. "La sentenza – continua – è una disfatta indecorosa per Saltamartini e Acquaroli, i quali, indifferenti alle regole, all’istituzione, al buon senso, hanno trascinato a fondo una professionista sanitaria che avrebbe dovuto essere protetta, non mandata al macello come è avvenuto".
Il tema centrale, secondo l’ex sindaco di Macerata, "non è Daniela Corsi, la quale ha dimostrato di essere un bravo medico, ma non una brava manager di azienda sanitaria. Sarebbe, dunque, un errore madornale se questa desse la disponibilità a rientrare dalla "finestra" nel sistema sanitario regionale, come prospettato poche settimane fa dall’assessore Saltamartini, facendosi beffa e indifferenza di una sentenza di un tribunale dello Stato, trovando un espediente che la lasci o la riporti alla guida dell’Ast di Macerata". Secondo Carancini la scelta del nuovo direttore è estremamente importante, visto che il "male più profondo" è dato dalla rassegnazione e dalla sfiducia della comunità sanitaria maceratese nei confronti della catena di comando. "Si è proceduto in base a "liste di buoni e cattivi" a seconda se eri ferocemente supino alla ortodossia oppure no. La sfiducia è dimostrata, tra l’altro, dai tanti abbandoni di professionisti sanitari dalle strutture maceratesi verso il privato o altri territori, ma anche dall’indisponibilità a partecipare ai concorsi", sottolinea l’ex sindaco di Macerata. "Certo le responsabilità sono di chi ha diretto solo da mero esecutore, perché non ci si inventa manager aziendale dall’oggi al domani. Ma, soprattutto, è mancata la "mano" del governo regionale: di un presidente invisibile e di un assessore che attraverso dichiarazioni, azioni, scelte sbagliate e promesse mancate hanno influito negativamente sulla Ast di Macerata". Secondo Carancini, serve un direttore autorevole, con competenza sanitaria e manageriale, capace di relazionarsi, e coraggioso, indipendentemente dall’opinione politica di chi si chiama a dirigere l’azienda maceratese. "Se si vuole – conclude – ci sono donne o uomini all’altezza. Occorre agire subito, senza il mercanteggiamento politico tra Lega e FdI che ha caratterizzato anche la nomina della Corsi". "Dura lex sed lex. La destra non ha ascoltato i nostri appelli, ma l’arroganza e il delirio di onnipotenza l’hanno portata a fare i conti con la legge. Il governo regionale ne esce con le ossa rotte rimediando una figuraccia senza precedenti", incalza il segretario provinciale del Pd, Angelo Sciapichetti. "L’assessore Saltamartini, che ha fortissimamente voluto la nomina, e non più tardi di una settimana fa l’ha difesa con pervicacia rilasciando dichiarazioni gravissime, rimedia un ko politico e uno schiaffo istituzionale, facendo perdere la faccia all’intera giunta e creando un grave danno all’immagine della stessa Regione Marche. Chiedo al presidente Acquaroli: cosa deve succedere ancora per cacciare dalla giunta una personaggio improbabile e imbarazzante come Saltamartini?".
f. v.