C’è un grande bisogno di nuovi Mattei

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Mauro

Grespini

Ne ha fatta di strada quel cane a sei zampe che l‘Eni di Enrico Mattei scelse, esattamente settant‘anni fa, come "marchio di fabbrica" per i prodotti di punta dell‘Agip. Col tempo è divenuto un simbolo conosciuto in tutto il mondo e ha continuato a esprimere forza, energia, ottimismo: i valori di quell‘Italia che stava vivendo il suo miracolo economico, grazie anche a un visionario come Mattei, uomo capace di guardare lontano puntando proprio su un animale "impossibile" in grado di correre sulle quattro zampe del cane (le ruote di un‘auto)

e sulle due gambe dell‘uomo

(il guidatore). Una sorta di "chimera" per affrontare le sfide del futuro attraverso tecnologie innovative, da un lato, qualità professionali e umane dall‘altro. Del resto, quella di Enrico Mattei è la storia di chi ha avuto grande fiducia nell’Italia e nel suo potenziale. La città di Matelica lo ha ben ricordato celebrandone il 60° anniversario della scomparsa. In molti hanno parlato della

sua "lezione", del coraggio

che ci ha lasciato in eredità.

Un aspetto, però, ci piace sottolineare: riguarda il metodo. Per quel simbolo Mattei scelse la via del concorso aperto a tutti gli italiani, proprio a testimoniare il messaggio di fiducia e di apertura a un‘intera popolazione. Pure noi, oggi, facciamo in modo che circolino più idee, che i giovani possano guardare oltre l‘orizzonte, che il territorio si apra ai loro progetti di sviluppo e investa su start up innovative. Abbiamo bisogno di nuovi visionari, di nuovi Enrico Mattei.