Terremoto, pronti 3,2 milioni per la chiesa di San Giovanni a Macerata

Intesa tra Regione e Curia. Marconi: fungerà da cattedrale supplente

La chiesa San Giovanni prima del terremoto

La chiesa San Giovanni prima del terremoto

Macerata, 29 dicembre 2018 - C'è l'accordo tra Regione e Diocesi sulla Collegiata di San Giovanni, in piazza Vittorio Veneto: ieri la firma, che dà il via libera all’utilizzo di 3,2 milioni di fondi europei Por Fesr. Per il presidente della Regione, Luca Ceriscioli, si tratta del «progetto simbolo della ricostruzione nelle Marche».

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La struttura potrà svolgere il ruolo di cattedrale supplente, fin quando non sarà riaperto il duomo, per il quale si prevedono tempi lunghi, e potrà fungere da aula magna per l’Università, vista l’inagibilità del San Paolo, o auditorium per il Comune, piuttosto che spazio di esposizione per l’Accademia di belle arti.

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Entro 120 giorni sarà pronto il progetto esecutivo, poi ci sarà l’affidamento dei lavori e si stima alla fine del 2021 ci sarà la consegna dell’opera conclusa. «Grazie a questo progetto – sottolinea il vescovo Nazzareno Marconi – si potrà avere un salto di qualità significativo da un punto di vista culturale. La Collegiata è uno straordinario contenitore, perché la chiesa è fatta di persone, non di mura, e lo scopo è la ripresa culturale del territorio, segnato ma non distrutto dal terremoto. Si sentono due anni senza cattedrale, si sente il bisogno di uno spazio dove celebrare San Giuliano. Quella che andiamo a sistemare era la chiesa per eccellenza per padre Matteo Ricci e pensare che all’interno possano celebrarsi, per esempio, le cerimonie di laurea non lo vedo un problema, ma semmai un valore aggiunto, gli spazi del sacro si aprono alla comunità e all’incontro di identità».

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Marconi, sulla ricostruzione post-sisma, aggiunge che sta per partire, «e speriamo che parta bene. Siamo orgogliosi di quanto fatto in passato, perché, dopo i lavori per il terremoto del ‘97, le chiese sono state lesionate ma non distrutte, ci sono stati danneggiamenti ma nessuna vittima, nemmeno nell’arte». «C’è la necessità di recuperare uno spazio per tutta la comunità – spiega Ceriscioli – e questo sarà a servizio della chiesa, dell’università e del Comune. A livello progettuale poi si vuole restituire qualcosa in più, in termini di qualità, rispetto a quanto c’era prima».

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L’architetto progettista è Enrico Da Gai. Quando c’è stato il terremoto ad agosto 2016, era in atto nella chiesa un intervento di riparazione con miglioramento sismico. Il progetto approvato nella conferenza dei servizi nel 2006 prevedeva opere per 800mila euro, di cui 650mila euro da contributo della Regione e 150mila da contributo della Diocesi.

I danni prodotti dal sisma 2016, concentrati questa volta sulla cupola emisferica e sulla facciata, non interessate dal precedente intervento, hanno impedito il completamento dei lavori, e comportato la chiusura anticipata. L’attuale accordo invece, che si basa su risorse Por Fesr, prevede un intervento che «non assorbe risorse né afferenti al sisma 2016 in generale né le detrae alla ricostruzione privata in particolare, ma attiene ai fondi europei destinati al recupero e riqualificazione di un edificio con valore simbolico», sottolineano l’architetto Giacomo Alimenti e il geometra Osvaldo Calzolaio, responsabili ufficio sisma diocesano.

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Per San Giovanni, restano invece a carico della Diocesi le somme relative a spese tecniche e oneri connessi, spese per le indagini e verifiche e quelle relative all’attività connesse alla realizzazione dei lavori. Presenti l’assessore regionale Angelo Sciapichetti e, per il Comune, l’assessore Marco Caldarelli, che sottolinea che si tratta di un momento importante per far tornare a vivere «un organo pulsante del centro storico».