"Sei sempre stata una persona schietta, leale e sincera. Da sette anni il capo in azienda eri diventato tu e stava prendendo forma il tuo sogno di farti una famiglia e vivere in campagna. Sappiamo che da lassù ci guiderai e spronerai ad andare avanti nel consolidare il tuo e il nostro sogno". La città di San Severino, e non solo, si è fermata, ieri mattina, per l’ultimo saluto a Fabio Fucili. Una chiesa di San Domenico gremita di parenti e amici, talmente tanti che è stato necessario chiudere il tratto di strada antistante la chiesa. A celebrare, l’arcivescovo Francesco Massara insieme a don Aldo Romagnoli e a padre Luciano Genga. "Caro Fabio – le parole di monsignor Massara – ti vogliamo ricordare nel modo più bello, per la tua giovinezza, per quello che hai fatto nella tua breve vita, anche in quest’ultimo periodo in cui, con la tua sofferenza, sicuramente ti sei avvicinato a Dio nel silenzio, nella preghiera. Mi faccio interprete di tanti sentimenti, di tanta gente che è presente, nel dirti grazie, grazie perché con il tuo lavoro, con la tua gioia, con la tua semplicità e con la tua giovinezza hai fatto tanto bene. E che possiamo imparare anche noi, nella nostra vita, a fare sempre del bene".
Al termine della celebrazione, i fratelli Francesco (presidente di Coldiretti Macerata) e Federica hanno chiesto ad un amico di leggere una loro lettera dedicata a Fabio: "Che tipo di persona tu sia stata, nonostante la breve vita terrena, lo dimostra già l’affetto della moltitudine di amici e parenti. Eri il piccolo della famiglia, il cocco di mamma come ti chiamavamo affettuosamente eppure da quasi sette anni in azienda eri tu il capo. Sì, perché tu, come tanti giovani, hai scelto la terra e la nostra azienda agricola per costruirti un futuro. Sei sempre stata una persona schietta, leale e sincera. Non mandavi mai a dire le cose ma le dicevi in faccia, mai hai parlato alle spalle di nessuno, hai amato la vita e coltivato sempre le tue passioni. Il motocross era sempre nelle tue parole. Incitavi gli amici, correvi ogni tanto cadevi, ma ti sei sempre rialzato. Altra tua passione sono sempre state le ragazze ma negli ultimi anni era arrivata Giulia, l’amore della tua vita. Lei e la sua famiglia ti hanno accolto come un figlio e quando poteva, veniva a casa volentieri. Il tuo sogno di costruire una famiglia con dei figli, vivere in campagna iniziava a prendere forma".
Poi il racconto dei mesi di malattia, con i primi sintomi comparsi a gennaio dello scorso anno, aggravatisi in primavera e l’arrivo della diagnosi come un fulmine a ciel sereno: "Una leucemia mieloide acuta. I mesi successivi sono stati un calvario, ma non hai smesso di lavorare, hai voluto il computer in ospedale per continuare a gestire ordini, clienti, pagamenti. Non ti sei mai rassegnato e sappiamo che da lassù ci guiderai".