Un finanziamento di 50mila euro alla Lega ha portato all’attenzione di Report l’ingegnere Gabriele Miccini, amministratore della Giessegi di Appignano. Ma lui non si scompone: "Non capisco quale possa essere l’interesse pubblico, comunque non c’è nulla di segreto: con la Lega speravo di riuscire a risolvere un grosso problema per gli imprenditori. Ma sono rimasto deluso". Il programma di Rai Tre ha citato l’imprenditore tra i finanziatori del partito del ministro Matteo Salvini. Ma l’adesione, a quanto spiega lui stesso, era più pratica che ideologica, con l’obiettivo di correggere il meccanismo della revocatoria fallimentare, contro la quale Miccini si sta spendendo in ogni modo. "Un anno fa – racconta – c’era affinità con Salvini, che è venuto qui un paio di volte. Era l’unico che si stesse preoccupando delle aziende, ascoltava quali fossero i nostri problemi. Avevo cercato di parlarne con lui per risolverli. Uno dei temi in particolare è quello della revocatoria fallimentare". Dopo il fallimento, la legge consente di revocare i pagamenti fatti dall’azienda fallita fino a sei mesi prima del crac, perché avrebbero avvantaggiato un creditore e penalizzato gli altri. "Almeno mi hanno ascoltato – prosegue Miccini –, ma non hanno fatto niente. Mi aspettavo di più dalla Lega, ma ho capito che con i politici c’è poco da aspettarsi. Pensavo che il finanziamento ai partiti servisse a provare a risolvere qualche problema, che non riguarda solo me o la mia azienda, ma tutti gli imprenditori. Invece ho avuto solo una telefonata dallo staff di Salvini, e alla fine non se ne è fatto niente. La norma sulla revocatoria in teoria tutela i creditori, ma solo se qualcuno dolosamente ha avvantaggiato uno a discapito degli altri. Se tutti quelli che falliscono mi richiedono indietro i soldi pagati per la mia merce, finisco per fallire anche io". La questione si era presentata in maniera pesante con il crac di Mercatone, che faceva acquisti cospicui da vari mobilifici tra cui la Giessegi. "Io non mi fidavo molto, e pretendevo pagamenti a otto giorni. Quando hanno smesso di pagare, non li ho più serviti. Ora però, per la merce che avevo venduto al Mercatone, il curatore mi ha chiesto un milione e mezzo con la revocatoria". Miccini si era rivolto a Salvini e anche a Fratelli d’Italia, per far sì che la revocatoria scattasse solo in caso di dolo dell’imprenditore fallito. "Così le aziende non sono tutelate. Io ho perso 23 milioni di crediti in tre anni, e ne ho recuperati zero. Speravo che la Lega potesse risolvere questa ingiustizia, e così per la prima volta avevo finanziato un partito. Ma sono deluso e non lo farò più".
CronacaCinquantamila euro alla Lega, Miccini: "Sono rimasto deluso"