"Col Covid, oltre cento famiglie in difficoltà"

Volontari della Caritas in campo, la coordinatrice: "Prima seguivamo venti nuclei, nei prossimi mesi vedremo gli effetti del caro energia"

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di Diego Pierluigi

Non esiste una sola povertà: ce ne sono diverse, acuite dagli effetti dell’emergenza Covid e oggi dai rincari relativi al costo dell’energia. Sono sempre più le persone che bussano alle porte della Caritas italiana, come poi evidenziato dal recente rapporto "L’anello debole" su povertà ed esclusione sociale. "Purtroppo, anche da noi la situazione si allinea con quella nazionale – racconta Silvia Monteverde, coordinatrice della Caritas di Corridonia, che fa capo alla Caritas diocesana di Fermo ed è capofila delle altre Caritas parrocchiali all’interno della Vicaria di Corridonia che comprende le unità pastorali di Corridonia-Petriolo e Mogliano-Loro Piceno –. Se analizziamo i numeri, vediamo che nel pre pandemia erano 20 le famiglie seguite dopodiché siamo arrivati a 120. Non sappiamo se questi bisogni erano prima nascosti, magari dal senso di vergogna nel chiedere aiuto, fatto sta che sono venuti fuori in maniera prepotente – precisa –. Insieme a Protezione Civile e Croce Verde, ci siamo impegnati in prima fila non solo con il pacco viveri ma anche per una semplice parola di conforto. Siamo circa 20 volontari, ma in quella fase si sono dati da fare i gruppi parrocchiali e i ragazzi del Servizio Civile oltre al Comune nel supporto economico". "Il nostro modo di agire è cercare di creare una rete – spiega Monteverde –; in molti pensano che le richieste siano pervenute per lo più da stranieri ma sono tanti, intorno agli 80, i nuclei familiari italiani giunti da noi". Numerose le necessità a cui far fronte. "Oggi il quadro è un po’ migliorato e seguiamo sulle 70 famiglie – afferma la coordinatrice – il problema bollette esisteva già dalla pandemia, considerando chi aveva perso il lavoro o era in cassa integrazione, vediamo cosa succederà tra novembre e dicembre, ma la nostra attività di monitoraggio è scrupolosa". Criticità quindi che si sommano a quelle già seguite. "Il nostro primo approccio con l’utente si basa sul conoscersi – illustra Monteverde –: innanzitutto doniamo il tempo per capire i bisogni primari, ad esempio, durante il lockdown, in diversi avevano difficoltà a recarsi dal medico di famiglia; noi, grazie alla disponibilità di una dottoressa in pensione e di altri professionisti ci siamo resi disponibili, così come nell’aiuto alla compilazione di documenti online, inoltre, merito della diocesi di Fermo e i locali Servizi Sociali, abbiamo potuto attivare dei tirocini lavorativi che hanno portato ad alcuni bei esempi di inclusione con persone che hanno ottenuto dei contratti a tempo indeterminato– chiosa –. Non si tratta solo di consegnare un pacco, ma ci spendiamo per sensibilizzare tutta la comunità".