
di Paola Pagnanelli
Condannata la banda dei furti ai bancomat. Si è chiuso così ieri, con un esito non scontato, il processo a carico di Vito Ferorelli, Carlo Grossi, Luca Giordano, Vincenzo Capone, Rocco Di Gaetano e Alessandro Capelluto, foggiani che erano stati arrestati il 12 gennaio 2018 nei pressi di una banca a Casette Verdini di Pollenza. Quella notte, i carabinieri avevano fermato una Fiat Multipla e un’Audi con a bordo i pugliesi. Erano stati trovati torce, cacciaviti e passamontagna, e vicino all’Audi, nascosto sotto una pianta, anche un attrezzo pesante simile a un ariete, con quattro etti di miscela esplosiva e un innesco, cioè la cosiddetta "marmotta" usata per far saltare il bancomat. La banda aveva anche numerosi chiodi a quattro punte, simili a quelli che erano stati lasciati a terra ad Apiro a novembre, dopo il colpo tentato a un altro sportello automatico, e fallito grazie al sistema di allarme: i chiodi erano serviti ai ladri per fermare le auto dietro di loro. Le indagini sul gruppo erano partite proprio da quel tentato furto ad Apiro: grazie agli accertamenti, i carabinieri avevano iniziato a sospettare dei foggiani, e li avevano tenuti sotto controllo riuscendo così a bloccarli quando questi si erano ripresentati in zona, a gennaio. Ieri per loro si è chiuso il processo, in tribunale a Macerata. Per le accuse di due tentati furti e il porto degli esplosivi, il pubblico ministero Francesca D’Arienzo ha chiesto condanne tra i due anni e i due anni e otto mesi di reclusione, in base ai precedenti dei vari imputati. Gli avvocati difensori Luca Froldi, Vincenzo Bufano, Mirella De Minis e Vincenzo Buonavita hanno invece chiesto l’assoluzione, visto che per i furti mancavano le querele, ora necessarie dopo la riforma Cartabia, e per gli esplosivi in realtà non si trattava di armi ma di materiale vario. Alla fine il giudice Barbara Angelini ha condannato Giordano e Capelluto a 8 mesi, con la sospensione condizionale, e Ferorelli, Grossi, Capone e Di Gateano a un anno senza condizionale. Peraltro, dopo varie questioni sulla competenza territoriale, il fascicolo sulla banda era andato anche perso e quasi tutti gli arrestati erano stati rimessi in libertà, tranne uno indagato per associazione a delinquere finalizzata ai furti ai bancomat.