Coronavirus, il sindaco Catena dimesso dall’ospedale: “Sono stato malissimo, ma ce l’ho fatta’’

Montecassiano, il primo cittadino: “Quando si lotta per non morire, ci si rende conto di quanto tempo si perde dietro cose inutili’’

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Macerata, 31 marzo 2020 - Finalmente a casa. Il sindaco di Montecassiano Leonardo Catena, risultato positivo al coronavirus, è stato dimesso dall’ospedale Covid di Civitanova ieri, nel tardo pomeriggio, dopo esattamente 23 giorni (di cui 15 in ospedale) trascorsi dal manifestarsi dei sintomi. È dimagrito, è stremato, ha avuto paura di morire, ma è felice di avercela fatta. "Il mio oggi vuole essere un messaggio di speranza per quanti stanno ancora combattendo – sottolinea Catena –. Ho avuto una delle forme più aggressive del virus. Ho visto tanta sofferenza in quell’ospedale, ma anche una profondissima umanità. Alcune figure di infermieri e medici erano diventati riconoscibili, benché solo dagli occhi. Quando sono stato dimesso e li ho salutati, ho cercato di evitare le lacrime, ma chiaramente ero molto emozionato . Lì dentro ho visto quanto questi professionisti lavorino, senza sosta, correndo da una parte all’altra senza mai fermarsi, senza avere il tempo di bere e mangiare, sudando sotto tutti quei dispositivi. Ho sentito un medico dire a una figlia che il padre non ce l’aveva fatta , e ho potuto solo immaginare quanto sia difficile essere nei loro panni. A loro un immenso ringraziamento per quello che stanno facendo". Nella notte in cui ha temuto di morire, quando le condizioni erano diventate molto critiche, ha inviato messaggi alle persone che gli sono più care ‘Addio, siate forti’ . "Avevo paura che una volta intubato non avrei più potuto scrivere – racconta Catena –, ho pensato che poteva essere l’ultima occasione per salutarli e dire loro cosa provo. Sono stato malissimo , ho perso il conto di quante e quali medicine ho preso, sono molto debole. Ma sono qui, a raccontarlo. Potete immaginare cosa abbia provato quando sono salito sull’ambulanza che mi stava per accompagnare a casa mentre dal finestrino osservavo la bellezza del paesaggio". Adesso lo aspettano due o tre settimane di riposo a casa, in isolamento , fino a quando i tamponi non daranno esito negativo. Ma la gara di solidarietà per accudirlo è già iniziata: "È incredibile rendersi conto di quante persone si prendano cura di me. Amici, familiari, amministratori, fanno a turno per portarmi dei pasti caldi, me li lasciano davanti alla porta, e questo è commovente". " La prima cosa che farò quando tutto questo sarà finito? Uscire di casa, passeggiare, sedermi davanti a un’alba o a un tramonto, riassaporare la libertà. Riassaporare la vita. Prendermi cura degli affetti, dedicarmi a loro. Quando si lotta per non morire, ci si rende conto di quanto tempo si perde dietro cose inutili e quanto tempo invece dovremmo spendere per le cose che sono davvero importanti".