Coronavirus Macerata, pompiere torna a casa. "Curato con l’antivirale"

Il capo reparto Laerte Tombesi ricoverato in terapia intensiva a Civitanova. "Intubato e con il casco mi sentivo fuori dal mondo, dottori straordinari"

Laerte Tombesi, capo reparto dei vigili del fuoco di Macerata

Laerte Tombesi, capo reparto dei vigili del fuoco di Macerata

Macerata, 10 aprile 2020 - "Fuori dal mondo". Dice di essersi sentito così, il 56enne Laerte Tombesi, capo reparto dei vigili del fuoco di Macerata, quando si è risvegliato sotto il casco. È stato un paziente di terapia intensiva, intubato per tre o quattro giorni e dall’altroieri è tornato a casa, a Petriolo. Quando sarà finita la quarantena, sarà sottoposto ai due tamponi che verificano l’avvenuta guarigione. Era fuori dal mondo, ma racconta come la professionalità e l’umanità di tutto il personale sanitario del Covid Hospital di Civitanova l’abbiano fatto ritornare alla vita. Insieme ai colleghi pompieri, che si sono presentati sotto la finestra dell’ospedale. Qual è stato il momento più buio? "Quando è venuta a prendermi l’ambulanza – risponde Tombesi –. Io sono stato ricoverato a Civitanova il 23 marzo. Da una settimana mi ero già chiuso in casa: avevo la febbre bassa, sui 37.3 o al massimo 37.5 gradi. Ma in seguito a una crisi respiratoria di notte, il lunedì successivo, il 23 appunto, ho deciso di chiamare il 118. Il momento nel quale ho iniziato a pensare il peggio è stato quando mi hanno portato via da casa. Ho una moglie e due figli, un maschio e una femmina. Tutta la famiglia è stata in quarantena, come da protocollo, che per loro è già terminata domenica. Stanno tutti bene e sono senza i sintomi". Che cosa ricorda del periodo trascorso in ospedale? "Mi hanno addormentato e intubato e quando mi sono svegliato, ero dentro il casco, con la maschera – racconta Laerte Tombesi –. Non mi sono reso conto dei giorni. Il 30 marzo sono stato trasferito nel reparto di medicina d’urgenza e pronto soccorso, sempre a Civitanova. Martedì, poi in chirurgia e pneumologia, fino a ieri (mercoledì per chi legge, ndr ), quando sono tornato a casa. Per curare questa malattia si usa un antivirale, come quello usato per contrastare l’Hiv. Fino a venerdì scorso sono stato sottoposto a dosature alte di ossigeno, poi nel fine settimana sono tornato a respirare da solo. Dopo le lastre e gli esami del sangue, hanno visto che potevo uscire. Nel mio caso la situazione si è aggravata per una polmonite seria". Che cosa le è stato d’aiuto per non perdere la speranza? "Piccole cose – racconta ancora il capo reparto dei vigili del fuoco di Macerata –. Vorrei ringraziare di cuore tutti i medici e gli infermieri dell’ospedale, e poi i reparti: ho trovato delle persone eccezionali, che mi sono state sempre vicine. Ad esempio, una sera un’infermiera dell’ospedale è arrivata da me con la schiuma da barba e il rasoio, e poi mi ha rasato lei. Avevo la barba di due o tre centimetri. Poi mi hanno aiutato tutte le persone care. I colleghi vigili del fuoco di Macerata hanno chiamato tutti i giorni per informarsi e sapere anche come stavo, e un giorno sono arrivati fin sotto la mia finestra, mentre ero ricoverato in ospedale. Adesso devo quindi finire la quarantena dentro casa: ho una stanza e anche un bagno soltanto per me, sono in isolamento. Alla fine, sarò sottoposto ai due tamponi".