Coronavirus Macerata, due morti alla clinica Marchetti

Contagio nel reparto di lungo degenza: infettati altri nove pazienti e quattro operatori sanitari

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Macerata, 7 aprile 2020 – Contagiati quattro operatori sanitari e undici pazienti, due dei quali nel frattempo deceduti . Questo l’esito dei test a cui sono stati sottoposti tutti i dipendenti e i degenti della casa di cura Marchetti a Macerata, dopo che mercoledì scorso erano stati accertati i primi tre infettati (un operatore sanitario e due ricoverati). Le due persone, un uomo di 71 anni e una donna di 79, sono morte sabato e ieri. «Si tratta di due pazienti con numerose e gravi patologie pregresse risultate comunque positive al test», sottolinea Piero Ciccarelli, direttore sanitario della clinica . Gli altri cinque pazienti, analogamente ai quattro già in precedenza risultati positivi, sono stati trasferiti nelle strutture di Chiaravalle e Civitanova. "Tutti i degenti risultati positivi – spiega Ciccarelli – provenivano da ospedali del territorio ed erano ricoverati nella lungodegenza, mentre gli ospiti attualmente in cura nell’unità operativa di cure intermedie – che si trova in un altro edificio – sono risultati tutti negativi". Ovvio che i locali della lungodegenza debbano essere risanati. E, infatti, già oggi si procede a radicali interventi. "La lungodegenza è distribuita su due piani – prosegue il direttore –. I pazienti rimasti saranno prima tutti concentrati in un solo piano per sanificare ed igienizzare l’altro; poi saranno portati in questo spazio per procedere alla stessa operazione nell’altro piano ". Operazione che, insieme ad altre, richiede due/tre giorni, periodo nel quale non saranno accettati ricoveri. "Si tratta di interventi indispensabili che devono essere effettuati con estrema accuratezza, poiché devono essere ripristinate le condizioni di totale di sicurezza che cerchiamo di fare nel più breve tempo possibile per non creare difficoltà agli ospedali. Ma credo che almeno un paio di giorni siano necessari". Come noto la clinica Marchetti da anni accoglie pazienti trattati e dimessi dall’ospedale per un periodo più o meno lungo, costituendo uno spazio importante nella rete sanitaria cittadina. Di qui l’urgenza di limitare i giorni di blocco degli accessi. Naturalmente i pazienti ancora in lungodegenza saranno costantemente monitorati , ad evitare nuove difficoltà. "Uno o due sono prossimi alle dimissioni. Al momento, comunque, nessuno presenta sintomi che possano destare sospetti", sottolinea Ciccarelli. "È chiaro – però – che al primo starnuto, al primo segnale di affanno o difficoltà respiratorie, alla prima febbre agiremo con tempestività". Non è neppure escluso che possa essere effettuato un nuovo generale controllo, ma questo sarà verificato eventualmente nei prossimi giorni.