"Così trasformo il legno in una fisarmonica"

Dalla gavetta ai big della musica, cinquant’anni in bottega per il recanatese Mangiaterra: mi sono tatuato lo strumento sul braccio

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di Asterio Tubaldi

Sandro Mangiaterra, classe ’57, non appena terminata la scuola media, nel giugno del 1971 è andato, come si suole dire, a bottega a Recanati, nella piccola ditta artigiana di fisarmoniche di Alfredo Menghini. Da allora non ha fatto altro che fabbricare lo strumento ormai famoso in tutto il mondo, nato a Castelfidardo da un’intuizione del suo capostipite Paolo Soprani. Una passione e un lavoro che non ha cessato mai di praticare ed amare, sino a farsi persino tatuare sul braccio una fisarmonica.

Quando è andato a Lariano, comune della provincia di Roma, per partecipare al R.I.M. (Raduno internazionale degli strumenti a mantice), sapeva che avrebbe ricevuto un premio?

"No. Lo sapeva solo mia moglie Simona che era in contatto con Riccardo Taddei, che è il direttore del R.I.M. Ha messo in valigia, senza che mi accorgessi, una camicia con cravatta e una giacca. Un’ora prima di essere chiamato sul palco mi ha confessato tutto. Per me è stata una gioia e una sorpresa immensa. Ricevere il premio "Wolmer Beltrami" direttamente dalle mani della figlia Fiorenza è stata un’emozione unica".

Che rapporti ha con Riccardo Taddei che è considerato il terzo fisarmonicista al mondo?

"Negli ultimi 10 anni le fisarmoniche, che lui ha suonato, gliele ho realizzate quasi tutte io. Anzi, voleva addirittura che io con un pennarello gliele firmassi all’interno".

In fabbrica da Menghini è entrato da giovane garzone?

"Già. Ho fatto quella che si dice la gavetta. Mi piaceva tanto fare quel mestiere che ho cominciato a rubare con gli occhi quello che faceva chi lavorava da più anni nel settore e qui ho affinato ed arricchito la mia conoscenza e manualità. Due anni dopo, nel 1973, la bottega di fisarmoniche Menghini si è trasformata nella Sem e si è trasferita a Villa Musone di Recanati. Qui ho lavorato sino al 1991 quando la ditta purtroppo ha chiuso. In pochi anni, però, da magazziniere sono diventato capo reparto per la mia esperienza acquisita".

Poi cosa è accaduto alla sua vita?

"Ho trovato subito lavoro in un’altra ditta di fisarmoniche, da Ballone Burini e lì sono rimasto sino al 2015. Ho fatto ancora dei piccoli lavoretti sino a che nel 2016 sono andato in pensione dopo cinquant’anni di attività".

Si è tanto impegnato a costruire fisarmoniche che in tutti questi anni non ha avuto il tempo di imparare a suonare questo strumento. Come mai?

"Così è andata. Non sono mai riuscito a suonare bene la fisarmonica, anche se ho affinato il mio orecchio musicale. La mia passione è realizzare fisarmoniche e quando vedo crescere dal legno uno strumento che prende forma è una soddisfazione immensa".

Era talmente tutto casa e bottega che sua moglie Simona l’ha conosciuta nella ditta dove lavorava.

"Sì, anche lei lavorava nella stessa ditta dove lavoravo io e ci siamo sposati il 9 settembre del 2009".

Ma ha solo costruito fisarmoniche?

"No. Un giorno, di ritorno da Shangai, il mio titolare portò una clavietta, strumento musicale costruito dai cinesi con materiale plastico. Io l’ho smontato pezzo pezzo e rifatto interamente in legno. Da lì è iniziata una produzione che ha avuto successo".

Una fisarmonica di cui va fiero?

"Beh, quando ho costruito una Bajan francese a 64 tasti, tutta in legno, che oggi può valere sui 18 mila euro. È un pezzo unico che ha acquistato un suonatore svizzero. Un giorno mi ha inviato a casa sua per ammirarla insieme".

Ok la passione per la fisarmonica, ma ha altri piccoli hobby?

"Gioco a bocce e praticavo con i miei colleghi di lavoro il calcetto. Mi piace stare in cucina e la mia specialità sono gli arrosti".