Covid Macerata, Chiodera: "È peggio di quanto temevamo. Solo a maggio vedremo la luce"

Il direttore di Malattie infettive: in cinque mesi 436 pazienti ricoverati nella palazzina coronavirus. "Le cure coi monoclonali riguarderanno pochi malati, troppa enfasi rischia di essere fuorviante"

Alessandro Chiodera, direttore di Malattie infettive, coordina la palazzina Covid

Alessandro Chiodera, direttore di Malattie infettive, coordina la palazzina Covid

Macerata, 21 marzo 2021 - "Se procederà bene il piano delle vaccinazioni e se verranno rispettate le regole di distanziamento, a maggio vedremo un po’ di luce. Al momento, però, la situazione è estremamente pesante, peggio di quanto io stesso mi aspettavo all’inizio di gennaio". Alessandro Chiodera, direttore di Malattie infettive all’ospedale di Macerata, coordina le attività nella palazzina Covid.

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Siamo al picco della terza ondata? "Non so se sia corretto parlare di terza ondata. L’anno scorso, dopo il lockdown totale, effettivamente i contagi sono crollati. Poi, però, dopo l’estate, in particolare da ottobre, la curva ha iniziato a risalire e, di fatto, sia pure con delle oscillazioni, non si è più fermata. Tranne qualche giorno di tregua a dicembre, quando si erano liberati alcuni posti, la palazzina è stata sempre piena, occupata al 100%. Tutt’al più possiamo dire che nell’ultimo periodo la curva ha subito un’accelerazione" Colpa delle varianti? "Sembra accertato che quella inglese sia più contagiosa e sembra che quella sudafricana sia più "cattiva". Quindi un ruolo l’hanno giocato. Ma, varianti o meno, il virus si contrae solo se con esso si entra in contatto. E questo accade se non si rispettano le regole". Quanti sono i pazienti ricoverati nella palazzina Covid di Macerata? "Attualmente 42. Compresi questi, dal 23 ottobre scorso ad oggi in questa struttura sono state ricoverate 436 persone, 56 delle quali, purtroppo, nella maggior parte dei casi anziani, non ce l’hanno fatta. Fino a gennaio i malati erano ultraottantenni, oggi la situazione è cambiata, è aumentato il numero delle persone colpite dal Covid specie nella fascia d’età 50/60 anni. Tutti quelli che arrivano in questa struttura hanno la polmonite bilaterale, e va segnalato che sono in aumento i casi più gravi. Anche per questo non si riesce a liberare posti. Quando poi ci riusciamo, per una persona che viene dimessa ce n’è subito un’altra in arrivo. E la situazione è così ormai da tempo". Una situazione, dunque, peggiore dell’anno scorso? "Per molti aspetti direi di sì. In particolare la pressione sul sistema ospedaliero è molto forte". Sul fronte terapeutico, però, sono in arrivo gli anticorpi monoclonali… "Tutto è utile, ma vorrei riportare la questione in una dimensione meno enfatica e fuorviante rispetto a quella diffusa in questi giorni. Il trattamento con gli anticorpi monoclonali riguarda pazienti estremamente fragili che, se infettati, rischiano di sviluppare la malattia in forma grave, magari mortale. Non parliamo, dunque, di grandi numeri. Questa terapia non si applica ai pazienti gravi ospedalizzati, ma a soggetti con caratteristiche ben determinate e nella prima fase dell’accertata positività, con l’obiettivo di evitare l’aggravamento della malattia" Quando si inizia nell’Area Vasta 3? "Probabilmente già dalla settimana entrante, siamo pronti". Come evolverà la situazione nei prossimi giorni? "Tutto sta a vedere quanto si riesce a ridurre il numero dei contagi, che sono ancora su numeri elevati. E, poi, è decisivo l’andamento delle vaccinazioni".