Covid scuola a Macerata: i numeri del contagio

Da settembre 390 casi, 499 classi in isolamento, 9.046 studenti e prof in quarantena. "Ma il virus è venuto da fuori"

Tamponi al rientro in classe per i bimbi della scuola delle Giuseppine (foto Calavita)

Tamponi al rientro in classe per i bimbi della scuola delle Giuseppine (foto Calavita).

Macerata, 12 gennaio 2021 - Trecentonovanta casi positivi al Covid-19, 499 classi poste in isolamento, complessivamente 9.046 persone (studenti, docenti e personale Ata) poste in quarantena. Sono questi i numeri che descrivono la situazione delle scuole della provincia di Macerata (mancano Apiro, Cingoli e Poggio San Vicino, ricadenti nell’Area Vasta 2) in rapporto all’epidemia, calcolati a partire dal mese di settembre, quando si è tornati alle lezioni in presenza, poi sospese alle superiori, dove è stata attivata la didattica a distanza. Dall’inizio dell’anno scolastico a oggi, il dipartimento di prevenzione dell’Area Vasta 3 ha effettuato un puntuale e rigoroso monitoraggio, che aiuta a comprendere come effettivamente siano andate le cose, specie in questi giorni di polemiche dopo il mancato ritorno sui banchi degli studenti delle superiori, con il prolungamento della didattica a distanza nelle Marche fino al 31 gennaio.

I contagi accertati al Covid-19 sono stati 390: 9 riferibili agli asili nido, 53 nelle scuole dell’infanzia, 130 nelle scuole primarie (elementari), 114 nelle scuole medie e 84 nelle scuole superiori. Le classi sottoposte a misure di quarantena, a seguito della positività di uno studente, un docente o altra persona operante nella scuola, sono 499: 9 classi del nido, 64 classi dell’infanzia, 161 classi delle scuole primarie, 156 classi delle secondarie di primo grado, 109 classi delle secondarie di secondo grado. I soggetti afferenti al cosiddetto setting scolastico (compresi i casi positivi) coinvolti da misure di quarantena, da settembre a oggi, sono stati 9.046, 8.060 dei quali sono studenti, 888 di personale docente (insegnanti, educatori, tirocinanti) e 20 del personale Ata (bidelli, tecnici, amministrativi). I rimanenti soggetti messi in quarantena sono assistenti (all’autonomia/infanzia) e altro personale (volontari e autisti). Nell’analisi dei tecnici del dipartimento di prevenzione, l’andamento temporale del numero delle persone messe in quarantena è sovrapponibile a quello delle chiusure delle classi interessate da caso/i di positività, raggiungendo il picco alla metà di ottobre.

Ovviamente, il boom c’è stato nella prima fase, quando tutte le lezioni si svolgevano in presenza. Il ricorso alla didattica a distanza nelle superiori ha contribuito all’inversione della tendenza, facendo diminuire il numero complessivo delle prescrizioni di quarantena. Un riscontro oggettivo, confermato anche da quanto riportato da dati di letteratura, sia pure ancora non revisionati dalla comunità scientifica ( Centers for Disease Control and Prevention , statunitensi), che mostra come l’apertura delle scuole superiori abbia un maggior impatto rispetto a quello delle scuole dell’infanzia o primarie in quanto, secondo gli autori, ma come – secondo altri – è logicamente intuibile, gli studenti delle superiori tendono ad avere maggiori contatti al di fuori della scuola e del nucleo familiare. E dunque la scuola costituisce un luogo di trasmissione del virus? Non direttamente, a quanto pare. All’interno degli edifici scolastici si può stare relativamente sicuri. È stato accertato che quando il virus è entrato in un’aula è arrivato dall’esterno: lo ha portato, in genere, qualche allievo o docente solitamente contagiati in ambito familiare, comunque in ambito diverso da quello scolastico. Ma è soprattutto prima dell’entrata e dopo l’uscita che si creano gli assembramenti di studenti ritenuti a maggior rischio. Intervenire su questi aspetti si può, come accaduto in qualche regione. Ma molti sono i governatori che hanno optato per una scelta più prudente, visti i numeri dei contagi e dei ricoveri ancora troppo alti. Difficile esprimere, un giudizio netto.