FRANCO VEROLI
Cronaca

"Covid in gravidanza, più parti prematuri" Una task force per assistere mamme e bebè

A Macerata un centro per neonati critici tra i più importanti delle Marche: dal 2010 980 bimbi venuti alla luce prima del tempo

di Franco Veroli

Dal 2010 a oggi, nel reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Macerata, 980 bambini sono nati prima del tempo. Ma è qui che funziona il secondo più importante centro per neonato critico delle Marche. Proprio oggi si celebra la giornata mondiale dei prematuri (World prematurity day), evento riconosciuto dal parlamento europeo e istituito per richiamare l’attenzione sui temi riguardanti la prematurità. Non a caso, dunque, per l’occasione lo Sferisterio si colorerà di viola. "Ogni anno nel mondo sono 15 milioni i bambini che nascono prematuri, in Europa sono circa il 10% del totale, in Italia il 7% (32mila)", sottolinea Martina Fornaro, direttrice della pediatria. "Due – prosegue – sono le novità di quest’anno: da una parte l’aumento dei parti prematuri delle donne che contraggono il Covid in gravidanza, dall’altro l’aumento della sopravvivenza, grazie al fatto che sono stati sviluppati efficaci modelli organizzativi". Questi si fondano su una integrazione relazionale tra medici, infermieri e genitori, e su un’integrazione delle prestazioni secondo una logica di rete interna all’ospedale (il lavoro di squadra di professionisti di diverse specialità), e una esterna (la rete dei punti nascita e il rapporto costante con il riferimento regionale, il Salesi di Ancona). "Tre sono i fattori chiave – continua la Fornaro –: gli aspetti tecnici, che riguardano medici, pediatra, neonatologo e altri; l’umanizzazione delle cure, che è centrale nella neonatologia, visto che non si fonda sui farmaci, ma sulla relazione tra padre, madre e figlio, e della famiglia con gli operatori sanitari, che garantiscono l’apertura del centro 24 ore su 24, ma anche sostegno all’allattamento e nella gestione del dolore, perché i neonati, contrariamente a quanto si è creduto per tanto tempo, sentono dolore; infine, l’aspetto organizzativo, che prevede percorsi ben definiti e standardizzati, e non si può certo improvvisare". "Nel nostro centro ogni anno registriamo mediamente un 5% di parti prematuri, una percentuale che sale all’11% nel caso di donne che hanno contratto il Covid. Anche per questo è bene che le donne in gravidanza si vaccinino", spiega Stefano Cecchi, responsabile della patologia ostetrica. "Seguiamo le gravidanze a rischio, che richiedono controlli frequenti secondo un percorso di continuità, con assistenza alla madre, al feto e al neonato – prosegue –. Abbiamo creato percorsi dedicati con la presa in carico completa della paziente, garantita dall’accesso diretto, dall’assistenza ambulatoriale, dalla degenza ordinaria e dalla rete di specialisti e prestazioni intraospedaliere e extraospedaliere. Ci occupiamo, in particolare, di casi di prematuri lievi, nei casi più seri ci rapportiamo ad Ancona, dove il centro dispone anche della terapia intensiva pediatrica". "Nascere prima non è certo un vantaggio. Il fatto che nella maggior parte dei casi si tratti di prematuri lievi, circa l’80%, non vuol dire che non ci siano problemi, specie per l’immaturità dell’apparato polmonare", evidenzia Enrico Gasparrini, responsabile dell’unità semplice di neonatologia. "L’assistenza neonatologica – prosegue – richiede una formazione continua e una preparazione specifica e possiamo dire che inizia già prima della nascita, nel senso che la madre viene preparata al parto prematuro. I neonati critici, ovvero i casi più gravi, sono trasferiti ad Ancona ma, superate le problematiche più acute, tornano qui da noi, dove continuano la degenza, prima di essere dimessi". E si tratta di una "dimissione protetta", visto che viene mantenuta una stretta collaborazione tra la "squadra" che si è presa cura in modo multidisciplinare del neonato e il medico di famiglia. Un percorso di eccellenza, che richiama nel nostro ospedale anche le donne provenienti da fuori provincia.