"Covid, mi hanno curato con grande umanità"

Don Euro Giustozzi è stato ricoverato per oltre un mese a Macerata, aveva già fatto la prima dose di vaccino. "Grazie a medici e infermieri"

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di Lucia Gentili

È tornato a celebrare messa dopo oltre 50 giorni don Euro Giustozzi, per una lunga "pausa" dovuta al Covid. Domenica, festa del Corpus Domini, era insieme al vescovo Nazzareno Marconi. Una "grazia" per don Euro, 86enne di Treia, che da anni vive nella casa del clero di Macerata. Ha prestato servizio a Chiesanuova, poi nel capoluogo di provincia a Madonna del Monte, come cappellano dell’ospedale e della clinica Marchetti, e attualmente alla casa di riposo Villa Cozza. Il primo luglio arriverà a quota 60 anni di sacerdozio. Ricorderà sempre nelle celebrazioni della messa e porterà nel cuore il personale medico e paramedico del reparto Covid di Macerata, dove è stato ricoverato dal 18 aprile al 27 maggio. Aveva fatto la prima dose di vaccino il 5 aprile. "Alcuni giorni, in ospedale, sono stato fuori di me – racconta – poi piano piano ho recuperato. Gentilezza e umanità di medici, infermieri e oss, oltre alla loro professionalità, sono stati la medicina". Ci tiene a ringraziare il direttore di malattie infettive Alessandro Chiodera, la dottoressa Paola Milini, la coordinatrice Flavia Fattore e lo staff. "Mi hanno dato la possibilità di rivivere ancora…", dice.

Don Euro, com’è andata?

"Di alcuni giorni non ricordo nulla, solo la sensazione di sprofondare in una voragine. Come se cadessi, e provavo dolore. Poi piano piano ho iniziato a riprendere coscienza, con tanto ossigeno. Il personale è formato da piccoli eroi, gentili, disponibili, umani e tanto pazienti, anche per il mio udito difettoso. Ogni volta, oltre a ringraziare, cercavo di ricambiare la loro gentilezza e i loro incoraggiamenti con il segno della croce e una preghiera, con semplicità. Anche quando mi portavano i pasti".

Cosa le è mancato di più?

"Innanzitutto celebrare, poi le piccole cose di ogni giorno. Ma la preghiera era comunque continua. Il vescovo mi è stato vicino psicologicamente e moralmente; parrocchiani e sacerdoti mi hanno inviato messaggi, ogni pomeriggio era un continuo di telefonate. Non sono mai stato solo, mi sono sentito accolto. Quando ho cominciato a stare meglio, passeggiavo con il girello in corridoio per chi volesse dire una preghierina, con delicatezza. Tutti hanno risposto. E’ stata una medicina per loro e per me. Ora mi sto riprendendo anche fisicamente, malgrado gli acciacchi dell’età, e a breve andrò in un centro di riabilitazione a Cingoli. Spero di poter tornare a guidare presto. Il 28 giugno avrei dovuto fare il richiamo del vaccino, ovviamente non andrò".

Al personale ha regalato fiori e una dedica…

"Sì, ho chiesto al Padre di proteggerli sempre, donare speranza e conforto per il bene che hanno fatto e continueranno a fare, a tutti noi".