Da via Conchiglia al sole di Cuba Addio Pacì, mago delle biciclette

Oltre mezzo secolo tra cerchioni, gomme e chiavi inglesi: la piccola bottega come seconda casa. Le passeggiate sul vialetto nord, l’ammirazione per Fidel Castro e i viaggi ai Caraibi ogni inverno

Migration

di Giuliano Forani

Si chiamava Pacifico Gaetani, aveva compiuto 83 anni a febbraio ed è venuto a mancare ieri mattina, alle 10.30, nella clinica Villa dei Pini di Civitanova. Detta così, forse, la notizia interessa a pochi. Se invece si scrive che è venuto a mancare Pacì, tutti sanno di chi si parla, tutti lo conoscono e tanti sono ricorsi ai suoi servigi, nella piccola bottega di via Conchiglia, dove c’era di tutto e anche di più: gomme e cerchioni di biciclette, estrattori, chiavi inglesi, pinze, tenaglie e cavalletti. Riccamente addobbate anche le pareti della bottega, dove campeggiavano poster di vecchi campioni del ciclismo, le immancabili donnine, fotografie d’epoca e recenti. Pacì faceva per mestiere il riparatore di biciclette in quella bottega adiacente a piazza XX Settembre, aperta nel lontano 1972. Da essa non s’è mai allontanato, neanche quando i malanni lo stavano giorno dopo giorno consumando. Ultimamente, l’aveva data in gestione, ma lui stava quasi sempre lì, incapace di distaccarsene. Le biciclette per Pacì non avevano misteri, riusciva sempre a trovare il rimedio per tutte, anche quelle da buttare nell’archivio dei ricordi. La bottega era la seconda casa e se lui non era lì, lo potevi trovare lungo il vialetto nord, a spasso con gli amici a parlare di tutto, dallo sport alla politica e ai fatti di tutti i giorni. Un personaggio, Pacì, come lo erano i Sandro Bella, i Pinotto, i Pino Fermani, che di poco lo hanno preceduto nell’ultimo viaggio. È stato uno dei pochi riparatori di biciclette della città, un mestiere lungo quasi mezzo secolo, al servizio di giovani e meno giovani. Ma Pacì non era soltanto questo. Era, infatti, un grande appassionato di Cuba, del suo popolo e del suo clima perennemente estivo, grande ammiratore di Fidel Castro, al quale era legato anche da una radicata fede politica. Cuba, per lui, era la seconda patria. Da tanti anni, soprattutto d’inverno, metteva il catenaccio alla bottega e volava verso i Caraibi, dove si fermava per diverse settimane e da dove ritornava bell’abbronzato. A Cuba sembra avesse acquistato anche una casetta, che diventava un rifugio sicuro durante il suo soggiorno. Proprio in uno degli ultimi rientri dal lungo viaggio, avvertì i segni evidenti del male che lo stava consumando. È successo all’aeroporto di Fiumicino dove, appena dopo lo sbarco, ebbe un mancamento, fu soccorso e portato all’ospedale. Si riprese e dopo qualche giorno fece rientro a Civitanova. Di fatto, però, non si riebbe mai dai guai fisici che lo perseguitavano e tutto traspariva anche dalla sua magrezza. Poco prima di Pasqua, ecco la nuova ricaduta, poi il ricovero prima all’ospedale civile e quindi nella clinica di Villa dei Pini. Se n’è andato nella mattinata di ieri, verso le 10.30. Il funerale avrà luogo domani, alle 16, nella chiesa di San Pietro, in piazza XX Settembre, a quattro passi dalla sua bottega e da quel vialetto nord che ha calpestato per anni e anni a discutere con gli amici. La salma sarà poi tumulata nel cimitero del capoluogo, accanto alla tomba del padre Domenico. Pacifico Gaetani non era sposato e non lascia parenti diretti, ma ora saranno in tanti ad avvertirne la mancanza.