
Ugo Barbi, segretario provinciale dello Snals, chiama in causa l’Ufficio scolastico provinciale (Calavita)
Il dato che colpisce è quello di circa cento iscritti in meno nelle scuole di Macerata, complessivamente riferiti ai tre ordini, infanzia, primaria e medie. Tuttavia, tenendo anche conto della presenza di alunni disabili, in base alla quale il numero di alunni per classe deve essere contenuto, per il prossimo anno scolastico il numero delle classi dovrebbe rimanere sostanzialmente stabile. Katiuscia Cassetta, assessore alla Cultura e all’Istruzione, sintetizza in questo modo la situazione del capoluogo, evidenziando che – per ora – la città regge l’impatto provocato dalla denatalità sugli istituti scolastici.
Nascono meno bambini, quindi si riduce il numero degli iscritti e, di conseguenza, "saltano" anche i posti di lavoro. E, infatti, Ugo Barbi, segretario provinciale dello Snals, il sindacato autonomo della scuola, è preoccupato, ma anche un po’ arrabbiato. "Diversamente da come è stato fatto per tanto tempo – sottolinea – quest’anno l’Ufficio scolastico provinciale non ci ha ancora fornito il quadro della situazione, pur avendo trasmesso gli organici alle scuole, né ci ha convocato. Una situazione sgradevole che ho segnalato alla direttrice dell’Ufficio scolastico regionale, Donatella D’Amico, con la speranza che venga chiarita al più presto". La preoccupazione, però, riguarda "una tendenza continua alla diminuzione degli iscritti che, sulla base dell’andamento demografico degli ultimi anni e di quello previsto per i prossimi, è destinata ad aumentare, con un impatto molto forte".
"Nei prossimi giorni – prosegue Barbi – mi auguro che avremo i dati in dettaglio. Al momento possiamo dire che saranno circa una ventina le cattedre, dunque i posti di lavoro, che perderemo nella nostra provincia in rapporto alla riduzione delle classi. E, purtroppo, se non si fanno scelte adeguate, temo sia solo l’inizio".
Secondo Barbi, negli istituti superiori questa tendenza ancora non si fa sentire più di tanto, ma è invece marcata, a partire dal basso. "Le situazioni più critiche riguardano le scuole dell’infanzia e della primaria, in minor misura le medie. Ma da qui a qualche anno non solo sarà più pesante in questi ordini di scuola, ma sarà marcata anche nei licei, istituti tecnici e professionali".
Il fatto è che bisogna cambiare registro. "La denatalità e il calo degli iscritti, infatti, devono essere posti in rapporto al numero di alunni per classe. Per tanti anni non si è fatto altro che tagliare, aumentando il numero di alunni per classe, complicando l’efficacia dell’azione didattica. Bene. Ora c’è l’opportunità di eliminare quelle che sono state chiamate classi pollaio, prevedendo un numero di alunni per classe più basso: ne guadagnerebbe la formazione degli allievi e potremmo salvare posti di lavoro. Se è vero che la scuola è centrale per il futuro di un paese, come in tanti spesso dicono, questa è una scelta che la politica non può eludere".