Detenuta uccide figli a Rebibbia, il padre era stato arrestato a Macerata

È un 33enne nigeriano fermato per spaccio: ora è in cella in Germania

L'ingresso della sezione femminile del carcere di Rebibbia (Ansa)

L'ingresso della sezione femminile del carcere di Rebibbia (Ansa)

Macerata, 21 settembre 2018 - E' un nigeriano arrestato a Macerata il padre dei due bimbi spinti dalla madre giù per le scale interne del carcere di Rebibbia, tre giorni fa: la detenuta, Alice Sebesta, di nazionalità tedesca, ha ucciso la figlia neonata, e anche il piccolo di due anni non ce l’ha fatta, l’altroieri è stata dichiarata la morte cerebrale.

Il bimbo era stato ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale del Bambin Gesù. Il padre è Ehis Eigebelelou, 33 anni, arrestato a Macerata per spaccio nell’ambito dell’operazione Revenant, lo scorso anno. Era stato preso dalla polizia in zona Pace, mentre era con altri due connazionali. Le indagini erano partite nell’ottobre del 2016: era stata individuata una banda di nigeriani, tra i 25 e i 35 anni, che nella zona dello Sferisterio spacciavano di tutto (eroina, cocaina, hashish).

Dopo un anno di accertamenti, condotti dalla Squadra mobile (diretta all’epoca da Alessandro Albini) e coordinati dal procuratore capo Giovanni Giorgio, a ottobre 2017 erano scattati gli arresti: in manette erano finiti in nove (tra i quali Eigebelelou), e 18 erano gli indagati. Poi, a febbraio di quest’anno, è stato preso il presunto boss dell’organizzazione, Ancor Ibola, anche lui nigeriano, intercettato dalla Squadra mobile mentre si aggirava in viale Trieste in compagnia di connazionali: stava per fuggire in America. L’operazione era stata chiamata «Revenant», redivivo, perché da ricercato era scomparso nel nulla: fino a quella sera di fine febbraio scorso, quando Ibola era finito in manette; così si era chiusa un’indagine che ha documentato 11mila cessioni di stupefacenti a centinaia di clienti, che dalla costa venivano in città per rifornirsi.

Dopo la doppia tragedia di Rebibbia, per due giorni le forze dell’ordine hanno cercato Eigebelelou (assistito all’epoca dall’avocato Simone Matraxia), che a Macerata era stato processato per poi essere rimesso in libertà. Ieri, grazie al lavoro dell’Interpol e dei carabinieri, l’uomo è stato rintracciato: era detenuto in un carcere in Germania.

In precedenza la compagna non aveva saputo o voluto fornire alcuna indicazione su dove poterlo trovare o su come contattarlo. Prima di scoprire dove si trovasse, i magistrati romani che si occupano del caso di Rebibbia avevano rivolto un appello al nigeriano. L’obiettivo era rintracciarlo per avere l’autorizzazione all’espianto degli organi di Divine, il bimbo di due anni per il quale era stata dichiarata la morte cerebrale. Ma ieri dalla madre (che è accusata di duplice omicidio ed è stata sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio) è arrivato il no all’espianto. L’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma ha così dovuto rinunciare all’intervento.

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