Di Pietro fa pignorare 186mila euro a Vittorio Sgarbi

Dopo undici cause vinte per diffamazione, l’ex pubblico ministero ha avviato una procedura esecutiva per ottenere il maxi risarcimento

Avviati i pignoramenti nei confronti del critico d’arte Vittorio Sgarbi

Avviati i pignoramenti nei confronti del critico d’arte Vittorio Sgarbi

San Severino (Macerata), 27 febbraio 2020 - L’ex pubblico ministero del pool di Mani pulite Antonio Di Pietro e il critico d’arte Vittorio Sgarbi si incontrano a Macerata, ma in tribunale. Dopo aver vinto undici cause contro l’onorevole, Di Pietro ha infatti chiesto di avere i risarcimenti previsti, che ammontano in tutto a 186mila euro. Per questo ha avviato una procedura esecutiva al tribunale maceratese, competente sulla questione visto che Sgarbi è residente a San Severino.

I due personaggi hanno avuto più volte modo di confrontarsi, nel corso degli anni, in varie trasmissioni televisive. Ma l’ex magistrato non ha gradito alcune espressioni colorite usate dal critico d’arte nei suoi confronti, e dal 2014 al 2017 ha ottenuto undici sentenze di condanna per diffamazione, con la previsione di varie somme a titolo di risarcimento, da poche migliaia di euro fino a 35mila euro. In totale, sono 186mila euro.

Le sentenze ora sono esecutive, e a queto punto l’ex leader dell’Italia dei valori è passato all’incasso. Per prima cosa ha individuato tutta la lista di potenziali creditori di Sgarbi, dai quali prendere le somme: la Camera, visto che è deputato, l’Inps, poiché percepisce una pensione da funzionario statale, il Comune di Sutri di cui è sindaco, la casa editrice La nave di Teseo con cui ha pubblicato diversi libri, la Fondazione Cavallini Sgarbi a Ferrara di cui è presidente, la Fondazione Canova a Possagno di cui è presidente, la Fondazione Ferrara arte di Ferrara di cui pure è presidente, e ancora il Museo di arte moderna e contemporanea di Rovereto, perché è presidente anche di quello, e infine gli emolumenti che riceve da Rai, Mediaset, La 7 e Rti (sempre gruppo Mediaset) per le varie comparsate in televisione (anche se ora Mediaset lo ha congelato dopo alcuni recenti exploit). A tutti questi possibili creditori di Sgarbi, Di Pietro ha personalmente notificato i documenti che lo riguardavano avviando la procedura esecutiva a Macerata, per i pignoramenti.

Ieri mattina si è tenuta l’udienza, davanti al giudice Sergio Sergi. Il magistrato ha rilevato che tutti i creditori hanno risposto segnalando i loro rapporti economici con il critico d’arte; la Fondazione Cavallini Sgarbi, l’editrice La nave di Teseo (fondata da Elisabetta Sgarbi, sorella di Vittorio) e la fondazione Canova non hanno risposto. Dunque ora saranno di nuovo sollecitate per la prossima udienza, fissata a maggio, con l’avvertimento che se non partecipano al procedimento potrebbero comunque essere chiamate a pagare quanto chiesto dal debitore. In udienza Di Pietro, che ha seguito di persona tutte le fasi della vicenda, venendo anche più volte in tribunale a Macerata, si è fatto assistere ieri dall’avvocato Miriam Rainelli, conosciuta proprio in tribunale.

Sgarbi invece è assistito come sempre dall’avvocato Giampaolo Cicconi. A quanto sembra, gli avvocati starebbero tentando di trovare un accordo per chiudere la vicenda con una transazione, anche se l’accordo che era stato preso in precedenza non sarebbe poi stato onorato dal critico d’arte. L’ex pm Antonio Di Pietro però, che nella sua carriera, iniziata da carabiniere, è stato anche parlamentare e ministro, a quanto sembra di capire è del tutto intenzionato a farsi consegnare la somma prevista dalle sentenze emesse in suo favore, quindi non lascerà correre.