Disagi psicologici in crescita "Gli under 35 i più colpiti"

Arrivate oltre 35mila richieste di supporto: il 60 per cento proviene dai giovani. La presidente Marilungo: "Problemi di tipo ansioso-depressivo per i ragazzi"

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di Paola Pagnanelli

Su 35mila richieste, il 60 per cento arriva da persone al di sotto dei 35 anni di età. È uno dei primi dati che saltano agli occhi in merito alle richieste per il bonus psicologo, il contributo riconosciuto a chi chiede una terapia di aiuto. "Un dato che sorprende i non addetti ai lavori, ma non gli psicologi: da tempo noi assistiamo a questo disagio nei più giovani", spiega la civitanovese Katia Marilungo, presidentessa dell’Ordine degli psicologi delle Marche. "Da due anni lavoriamo nelle scuole – spiega – grazie al progetto voluto dalla Regione Marche e riproposto anche quest’anno. Grazie a questo, abbiamo visto che stanno emergendo diversi problemi di tipo ansioso-depressivo nei giovani. Registriamo maggiori richieste da parte delle persone giovani, che scontano gli effetti della pandemia, sia nella fascia scolare che ad esempio tra neolaureati: molti ragazzi hanno vissuto il lockdown quando avevano l’aspettativa di trovare un lavoro e diventare indipendenti. C’è anche da dire che i giovani sono più sensibili alla terapia psicologica, hanno meno pregiudizi e meno vergogna: prima c’era molta reticenza di fronte a questi problemi, oggi per fortuna se ne parla più facilmente".

La riduzione della socialità imposta con le restrizioni ha lasciato tanti strascichi con cui ancora si fanno i conti. E le difficoltà assumono diverse forme. "Vediamo ad esempio più spesso di un tempo una sintomatologia ansioso-depressiva – prosegue la psicologa Katia Marilungo –. Sono aumentate le dipendenze, sia dalle sostanze stupefacenti che dalla tecnologia. Registriamo comportamenti aggressivi o autolesionistici. Purtroppo sono in aumento i casi di abbandono scolastico, o una specie di ritiro sociale dei ragazzi, oppure la reazione opposta, con il bullismo e l’aggressività sociale. È stato un po’ come se il lockdown ci avesse costretti a mettere da parte il corpo, molti non uscendo più hanno smesso di vestirsi, di curarsi, di relazionarsi con gli altri: potevamo stare tutto il giorno in pigiama. Il corpo così in qualche modo è stato punito. E questa cattiva gestione del corpo porta ai disturbi alimentari, alla rabbia repressa, alle emozioni compresse, alla difficoltà di relazionarsi con gli altri. Sono temi – conclude Marilungo – che sono stati esaminati di recente anche con il fenomeno delle baby gang emerso ad Ancona, dove è stato fatto un lavoro mirato per affrontare il problema". Sui disturbi alimentari o sulle dipendenze tecnologiche non ci sono dati ufficiali, "ma noi vediamo che aumentano le richieste di aiuto": le difficoltà esistono, in forme diverse, ma possono essere affrontate e superate.