Discarica Macerata, la protesta: "No all’ampliamento, qui abbiamo già dato. Pronti a bloccare i camion"

Cingoli, chi vive e lavora a Fosso Mabiglia è contro il piano dei sindaci. Il sito aperto nove anni fa doveva chiudere nel 2021, ma potrebbe arrivare fino al 2028

Macerata, 14 aprile 2023 – “Siamo pronti a tutto per bloccare l’ampliamento. Se necessario, impediremo a quei camion di scaricare i rifiuti". Il popolo "mite, educato, mai sopra le righe", come ama auto-definirsi, della campagna cingolana in località Fosso Mabiglia, al centro tra Appignano, Treia, Filottrano e Cingoli, questa volta è deciso a non accettare passivamente la situazione imposta dall’alto. Gli abitanti sono sul piede di guerra dopo che è stato ipotizzato un ampliamento del sito cingolano di 250mila metri cubi. La costruzione è stata decisa nel 2008: la discarica, aperta nel 2014, se la sono trovata sotto casa, nonostante i tentativi di bloccarla al Tar. Nulla da fare. La data di chiusura era stata concordata per il 2021, poi è slittata al 2023. E ora si parla del 2027 o 2028, quindi, calcolando i 30 anni di vita attiva (anni in cui dopo la chiusura il sito va comunque tenuto sotto controllo) si andrebbe a finire al 2057.

Alcuni residenti di Fosso Mabiglia a Cingoli: sullo sfondo la contestata discarica (foto Calavita)
Alcuni residenti di Fosso Mabiglia a Cingoli: sullo sfondo la contestata discarica (foto Calavita)

Oggi, anche se stanchi, amareggiati, delusi "dalle promesse non rispettate", i cittadini sono decisi a mobilitarsi per scongiurare "l’ennesima beffa". Ci sono Antonio Cervigni, presidente del comitato Campagna Pulita, Arduino Rosetti, Erina Orbisaglia, Silvia Foglia, Costantino Cirioni con la moglie Franca, Tony Smith con la moglie Linda, Simona Vincenzetti. "Ci hanno rubato 10 anni di vita, anzi, ci hanno rovinato la vita, temiamo per la nostra salute. Parlano di emergenza ma è un’emergenza che non finisce più. Chiudete il sito – l’appello –. Lo chiediamo non per noi, ma per i nostri figli, i nostri nipoti. Ci hanno detto che la discarica ci avrebbe portato soldi, non danni. Ma noi non abbiamo visto un centesimo. Dove sono i benefici promessi? Forse sono finiti a Cingoli alta". I problemi sono molteplici: "La maggior parte di noi è nata qui – proseguono –, era una zona meravigliosa, soggetta a vincolo paesaggistico-agricolo, una volta le case valevano tanto. Oggi invece non possiamo nemmeno tenere le finestre aperte, si può facilmente immaginare come siamo costretti a vivere d’estate. Non possiamo mangiare fuori, non si sa mai da che parte tirerà il vento. E a volte gli odori sono così forti che ci viene da vomitare. Le case qui hanno perso valore. Abbiamo speso 28mila euro di avvocati per fermare la discarica e non è servito a niente". "Io sono nata qui ma ora vorrei vendere e andarmene – spiega Orbisaglia –, ma chi comprerebbe una casa davanti alla spazzatura? I camion poi mi rovinano la recinzione e c’è un problema di alta velocità". Anche Rosetti, se potesse, mollerebbe: "Ho pensato di trasferirmi in paese, a Cingoli o ad Appignano, ma nessuno a queste condizioni acquisterebbe la casa". "Siamo il territorio con la popolazione più debole: nessun politico, nessun personaggio noto delle istituzioni, nessun grande imprenditore. Una domanda a tutti i sindaci della provincia e agli amministratori locali, provinciali e regionali: ‘Voi fareste vivere i vostri figli, nipoti, genitori in maniera permanente vicino a una discarica? Pensate che i risarcimenti in denaro possano far scomparire tale disagio di vita e di salute? Serve una giusta turnazione", l’appello.

“Io sono nato qui e qui volevo morire, ma non in mezzo alla spazzatura", dice Cirioni. "Se questo peso, questa croce che portiamo – aggiunge Vincenzetti, dell’agriturismo Il Confine – fosse almeno divisa tra i vari Comuni, se si facesse a turno, sarebbe più sopportabile. Noi qui abbiamo investito, anche indebitandoci, su questo territorio, con la promessa che la discarica avrebbe cessato di esistere". Poi gli infiniti disagi. "I turisti vengono per immergersi nella natura, ma noi stiamo col terrore perché non sappiamo mai in che direzione tirerà il vento. Peraltro – spiega Vincenzetti –, qui passa un cammino famoso a livello internazionale, il coast to coast Portonovo-Orbetello, da fare a piedi o in bici". Tony Smith e la moglie Linda, di Nottingham (Inghilterra), si sono trasferiti a Cingoli quindici anni fa perché innamorati di questa terra e gestiscono un B&B. "Ma mai avremmo pensato di ritrovarci a combattere con un problema simile – raccontano –. Tra i problemi, il vento che soffia verso la propria casa, il traffico, la vista rovinata completamente e il rischio per la salute. Subiamo una terribile ingiustizia. È dal 2011 che chiediamo all’Ata di trovare un nuovo sito, in 12 anni non hanno preso una decisione ma poi, nel giro di tre settimane, scopriamo che noi, che abbiamo sofferto di più, dobbiamo ospitare la discarica non per 7 o 9 anni, ma per 14. Hanno concordato il futuro di Fosso Mabiglia a porte chiuse, hanno annunciato un accordo concluso".

“Tutti ci dicono che la resistenza è inutile. Noi siamo rimasti traumatizzati da quanto proposto e dalla rapidità con cui le cose si sono mosse – incalzano i coniugi Smith –. Il sindaco ha detto ‘Dobbiamo sapere dove sarà la prossima discarica prima di autorizzare un terzo bacino’, ma noi non vogliamo un terzo bacino. Punto. A Pasqua abbiamo iniziato a pianificare la strategia per riparare a questa flagrante ingiustizia. Per fortuna le idee non mancano". Tra l’altro, "qui c’è la villa dei marchesi Castiglioni, era la residenza estiva di Papa Pio VIII Castiglioni, dovrebbero restaurarla con il Pnrr. Ma con vista discarica, ecco il paradosso", spiegano gli abitanti. "Vorremmo anche chiarezza sulle polizze assicurative che sarebbero state stipulate prima dell’avvio dei lavori a garanzia di residenti e territorio".