
Domani alle 21, in occasione del Venerdì Santo, la chiesa di San Giovanni Battista a Porto Recanati spalancherà le sue...
Domani alle 21, in occasione del Venerdì Santo, la chiesa di San Giovanni Battista a Porto Recanati spalancherà le sue porte per dare inizio a uno dei momenti più solenni e sentiti dell’anno: la storica processione de "La Bara de Notte", un rito che attraversa secoli di fede, memoria e tradizione popolare. Con origini che affondano nel Medioevo, la "bara" è molto più di una semplice rappresentazione religiosa: è il cuore pulsante della spiritualità di Porto Recanati, un simbolo tangibile della continuità tra passato e presente. Ed è anche legata alla nascita delle confraternite cittadine, fondate nel 1713 dal vescovo Lorenzo Gherardi.
A portare fisicamente la bara, saranno come da tradizione dodici pescatori, custodi di un rito tramandato come un’eredità preziosa. Accanto a loro, i tre "cangiudei", figure emblematiche della processione: due in nero, a rappresentare i ladroni, e uno in bianco, che impersona il Cristo. Il loro incedere lento, silenzioso, punteggiato solo dal suono greve dei canti antichi e dal fremito del tamburo, darà vita a una delle immagini più potenti e toccanti del "venerdì santo" marchigiano.
A richiamare i concittadini all’importante appuntamento è l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Michelini. "Il percorso attraverserà le estremità nord e sud del centro urbano, coinvolgendo ogni angolo della città – spiega la giunta -. I balconi adornati, le finestre illuminate da candele e la partecipazione silenziosa dei cittadini trasformano Porto Recanati in un palcoscenico di fede condivisa, in cui ogni gesto diventa rito, ogni sguardo preghiera. La bara, caratterizzata da una struttura robusta e da fregi lignei dorati, è un capolavoro di equilibrio tra funzione e bellezza. Il tessuto che un tempo la rivestiva, dai colori vivaci e dalle trame pregiate, tornerà ora a splendere, offrendo ai partecipanti e ai visitatori un’esperienza visiva e spirituale ancora più intensa".
Per questo motivo, conclude l’amministrazione, "non è soltanto un appuntamento religioso: è un patrimonio vivo, un richiamo identitario che unisce la comunità e ne racconta l’anima".