Dpcm anti Covid, la protesta in piazza "Lasciateci lavorare"

Mobilitazione pacifica di baristi, ristoratori, lavoratori dello sport e dello spettacolo: non ci possono togliere la nostra dignità

La manifestazione contro il decreto

La manifestazione contro il decreto

Civitanova Marche, 28 ottobre 2020 - In piazza XX Settembre a manifestare erano in centinaia e hanno dato un a lezione di stile e civiltà. La Civitanova dei bar, ristoranti, pizzerie, dello sport e dello spettacolo ha espresso così il suo dissenso contro un Dpcm che "per arginare un contagio toglie il diritto al lavoro e alla libertà". È stata una protesta di popolo, senza bandiere, messa in atto da operatori preoccupati, sostenuta da tanti cittadini spontaneamente intervenuti. Uno scenario lontano dalla violenza delle immagini irradiate dai canali delle tv, un’iniziativa tesa solo a sensibilizzare chi "rappresenta il popolo e del popolo deve avere rispetto e capirne i bisogni".

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Quello di lavorare in primis, come peraltro recita la Costituzione. Rispettate le disposizioni di sicurezza. Tutti rigorosamente in mascherina fino al naso, evitati nei limiti del possibile gli assembramenti, tenuta sotto controllo anche la rabbia che traspariva sul volto di tutti. In apertura le precisazioni: "In piazza ci siamo noi, i lavoratori e i cittadini che capiscono le nostre preoccupazioni e i motivi di questa scesa in piazza", annunciava lo speaker. "Non vogliamo bandiere di partito, la politica qui non deve entrare".

Brutto segno, indubbiamente, se è vero che la politica deve rappresentare il popolo e i suoi problemi. Tre minuti a disposizione di chi vuol dare le motivazioni della sua protesta. Anche i cittadini possono esprimere il loro pensiero. Ha rotto il ghiaccio Alfredo, un operatore che urla alla piazza la sua voglia di poter lavorare e tornare a vivere una vita normale. Lui e i suoi dipendenti. Poi il mondo delle palestre. "Chiuso a marzo, riaperto a maggio ed oggi messo al tappeto perché lo sport non conta per il governo".

Appassionato l’intervento di Beatrice. "Sono qui per esprimere vicinanza verso chi protesta – dice –, non ci possono togliere il diritto al lavoro. Ci dobbiamo opporre, ma con rispetto e civiltà". E chiede al sindaco di rappresentare la situazione in sedi autorevoli. Altri interventi per il mondo dello spettacolo, delle scuole di danza, di altre categorie.

Marco urla: "Intollerabile che a noi chiedano sacrifici e loro se la godano in sicurezza". E qui ci scappa qualche parolaccia. Qualcuno, fuori dal megafono, esprime altri aspetti dei guasti del Dpcm. Simone, benzinaio, dice di aver perso in un giorno più di un terzo dell’incasso ordinario; Alessia ha una birreria che apre alle 18, proprio quando il decreto impone la chiusura; Daniele indica il mutamento di tempi e di costumi: "Prima erano le categorie a salire le scale del potere, oggi sono le istituzioni a scendere tra i lavoratori". In piazza c’erano il sindaco Fabrizio Ciarapica e il consigliere regionale Pierpaolo Borroni. "Ho chiesto al prefetto di aprire tavoli tecnici in altre sedi istituzionali", dice il primo. "Ho già dato pieno sostegno al governatore Acquaroli che nella conferenza Stato-Regioni ha chiesto con forza di alleggerire il decreto", dice il secondo. Intanto si annuncia analoga manifestazione venerdì; qualcuno ne propone a cadenza quotidiana.