Droga Macerata, aveva 80 chili di marijuana. Preso

Scoperti in tre casolari nella zona di Cingoli. "Erano destinati agli studenti"

Il questore Pignataro con la droga sequestrata

Il questore Pignataro con la droga sequestrata

Cingoli (Macerata), 20 settembre 2020 - Ottanta chili di marijuana, conservati in taniche e scatolette, sono stati sequestrati in tre casolari di Cingoli dalla polizia. In manette è finito Nazareno Compagnucci, 41enne, che ora dovrà rispondere del reato di spaccio. Da tempo, gli investigatori della squadra mobile tenevano sotto controllo il soggetto. Così quando giovedì, poco prima dell’una di notte, gli agenti della volante hanno notato l’uomo in auto con un giovane maceratese, in corso Cavour, hanno pensato di fermarlo.

Il ragazzo ha tirato fuori un grammo di marijuana, ma a quel punto sono scesi in campo i poliziotti della mobile. "Il 41enne aveva tre casolari a disposizione a Cingoli – ha spiegato il commissario capo Matteo Luconi – e siamo andati a perquisirli. Nel primo abbiamo trovato tre fusti bianchi, con dentro confezioni termosaldate sottovuoto di marijuana, e un’agendina con indicati una serie di nomi. Nel secondo casolare c’erano altri 10 fusti identici e altri ancora erano nella terza casa".

In tutto, si trattava di ottanta chili di infiorescenze di cannabis, in parte nei sacchetti sigillati, in parte in un centinaio di scatoline da un grammo con etichetta e indicazioni sulla produzione. "Questa sostanza – ha aggiunto il questore Antonio Pignatato – si può vendere a 4 o 5 euro al grammo, ma nelle confezioni come quelle nei negozi di cannabis light si può arrivare a 25 euro". A quel punto, il 41enne si è assunto la responsabilità di quel deposito, e per lui sono scattati gli arresti domiciliari.

Domani mattina, difeso dall’avvocato Enrico Alessandrini, dovrà presentarsi in tribunale per l’udienza di convalida e potrà dare la sua versione. Intanto, il sostituto procuratore Enrico Riccioni ha incaricato la polizia scientifica di fare quanto prima le analisi sul principio attivo contenuto nelle infiorescenze. Prima dell’arresto, sono stati testati 8 campioni di sostanza, e tutti hanno dato risposta positiva. Dunque, sebbene l’azienda agricola nel 2018 avesse chiesto l’autorizzazione per la coltivazione industriale di canapa, quella produzione non risulta destinata a realizzare abiti o creme, e alcuni messaggi trovati nel cellulare, nei quali si parlerebbe di rifornimenti di sostanza da fare per le feste, farebbero capire che le infiorescenze avevano un effetto stupefacente: dunque, non si potrebbe parlare di una coltivazione lecita.

Le analisi diranno quale fosse la concentrazione di principio attivo nel materiale sequestrato. "Oltre alla repressione, la polizia fa un grande lavoro di prevenzione andando nelle scuole a incontrare i ragazzi – ha aggiunto il dirigente medico Fabio Frascarelli Gervasi –, per illustrare i danni che queste sostanze possono causare: sindrome amotivazionale, disturbi della concentrazione, effetti teratogenici nelle donne incinte. Inoltre, la cannabis è la via di accesso all’uso di altre sostanze, se possibile ancora più dannose".

"Ancora una volta, la sintonia col procuratore capo Giovanni Giorgio e i suoi sostituti, in questo caso il dottor Enrico Riccioni, ha permesso che i nostri ragazzi non fossero avvelenati. I chilogrammi di marijuana sequestrati erano destinati ai giovani delle medie e superiori della città di Macerata. Un incessante servizio, nell’ambito del progetto ‘Scuole sicure’, ha coinvolto numerosi poliziotti in borghese della squadra mobile vicino alle scuole. I poliziotti si sono camuffati da operai dell’Enel o in abiti civili hanno portato a passeggio cani per non destare sospetti. Così abbiamo individuato alcuni soggetti, che sono stati seguiti per giorni anche fuori Macerata. Un lavoro certosino, che ha permesso di scovare la base dove era custodita la sostanza. Dobbiamo difendere i ragazzi contro la cultura della morte, con un coinvolgimento di tutta la società a partire dai genitori".