Due condanne per il video ricatto

Violenza sessuale ripresa col telefonino, poi la tentata estorsione: otto anni e mezzo di reclusione per i pakistani

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di Paola Pagnanelli

Un video compromettente, per ricattare un connazionale e costringerlo a pagare tremila euro. Per questo, accusati di sequestro di persona, violenza sessuale di gruppo, tentata estorsione, rapina e lesioni, sono stati condannati a otto anni e mezzo di reclusione Ali Sharafat e Mirza Asif. I fatti erano avvenuti tra la fine di maggio e il primo giugno dell’anno scorso. Un ragazzo era arrivato dal Pakistan a Macerata, accolto da tre connazionali. Dopo un po’ questi avevano iniziato a pretendere dei soldi, che il giovane non aveva. Sharafat e Asif allora un giorno lo avevano portato in un casolare di campagna, a San Claudio di Corridonia. Lì il ragazzo era stato violentato, e la scena era stata ripresa con un telefonino.

Quel video era diventato l’arma del ricatto: se lui o i suoi parenti non avessero pagato tremila euro, il filmato sarebbe stato diffuso nel Paese della vittima. Il ragazzo era stato anche picchiato, e gli erano stati presi il cellulare e i 300 euro che gli erano rimasti. Nel corso della notte, senza scarpe, senza documenti, senza capire una parola di italiano, era fuggito arrivando a Macerata. Dalla questura si era rimesso in marcia arrivando a Civitanova, il 3 giugno, dove una pattuglia della polizia lo aveva intercettato e affidato alla Caritas. Così il ragazzo aveva raccontato tutto quello che gli era capitato, ed erano partite le indagini. Al pronto soccorso, erano state rilevate le contusioni al torace e alla schiena (con dieci giorni di prognosi). I due connazionali erano stati arrestati e i loro cellulari sequestrati. Il video nei telefonini non c’era più; c’era invece la traccia dell’invio di un filmato, in un momento compatibile con il racconto del ragazzo.

Ieri, nell’ultima udienza del processo, il pm Rosanna Buccini ha chiesto la condanna a otto anni e mezzo di reclusione. Alla stessa richiesta si è associato l’avvocato Maurizio Nardozza, parte civile per il giovane. L’avvocato Francesco Laganà, difensore degli imputati, ha invece messo in luce la mancanza di prove per accuse tanto gravi. Ma alla fine il collegio ha ritenuto i due colpevoli, e li ha condannati alla pena chiesta dalla procura, e a risarcire subito la vittima con 15mila euro; espiata la pena, è stata disposta la loro espulsione. I due però ora potranno fare appello.