"È pericoloso". Ferlazzo resta in cella La difesa: il razzismo non c’entra

Il 32enne al giudice: "Chiedo scusa. Sono costernato per quello che ho fatto, non me lo spiego neanche io". La procura disporrà una serie di accertamenti sulle condizioni psichiatriche del salernitano. Oggi l’autopsia

Migration

di Paola Pagnanelli

"Chiedo scusa a tutti, sono costernato per quello che ho fatto, non me lo spiego neanche io. Di sicuro però non c’entra nulla il razzismo". Filippo Ferlazzo, 32enne di Salerno, arrestato con le accuse di aver ucciso e rapinato il 39enne Alika Ogorchukwu venerdì in corso Umberto I, ha risposto a tutte le domande ieri nell’udienza di convalida dell’arresto. Il giudice ha disposto che resti in carcere, ritenendolo "violento e con elevata pericolosità sociale". Ma ora saranno fatti alcuni accertamenti sulle sue condizioni psichiatriche. Ieri mattina nel carcere di Montacuto, rispondendo alle domande specifiche del procuratore di Macerata Claudio Rastrelli e del giudice per le indagini preliminari Claudio Bonifazi, Ferlazzo ha assicurato che il razzismo non c’entra nulla con quanto accaduto.

"Lui aveva strattonato la mia ragazza – ha raccontato – per questo me la sono presa, il colore della pelle non c’entra nulla e lo avrei fatto con chiunque". L’aggravante dei motivi di odio razziale infatti non c’è nelle accuse mosse al 32enne. Il salernitano ha detto poi di essere uscito dal negozio dove era con la compagna e di aver inseguito Alika, "che correva e neanche sembrava invalido". E quando lo aveva aggredito, l’ambulante avrebbe reagito. A quel punto lui, per difendersi, avrebbe dovuto usare tutta la sua forza visto che l’altro era molto imponente. Ma questa ricostruzione non ha convinto affatto il giudice Bonifazi, che l’ha ritenuta "smentita dalle numerose testimonianze e dai filmati".

Il gip ha parlato anche della necessità di approfondire la questione del disturbo bipolare dell’uomo, sulla quale l’avvocato difensore Roberta Bizzarri ha depositato la documentazione sanitaria. Ferlazzo infatti aveva subito diversi Tso, e sua madre era stata nominata amministratrice di sostegno. Su questi aspetti ora la procura e la polizia faranno accertamenti ulteriori, acquisendo tutti i documenti e sentendo chi conosceva il 32enne, cioè in primis sua madre, architetto di Salerno, devastata dalla vicenda e addoloratissima per il figlio, per la vittima e per la sua famiglia. È possibile che, per chiarire quali fossero le condizioni di Ferlazzo nel primo pomeriggio di venerdì, il procuratore Rastrelli chieda una perizia psichiatrica con l’incidente probatorio, disposta dal giudice. Intanto, per questa mattina è stata disposta l’autopsia. La procura ha incaricato il medico legale Ilaria De Vitis di accertare l’ora della morte, e le cause e le concause che abbiano portato al decesso. Si tratta di un punto da stabilire con precisione, prima di procedere a valutare le responsabilità.

Per l’autopsia la famiglia della vittima, attraverso l’avvocato Francesco Mantella, ha nominato come consulenti di parte i medici legali Stefano e Francesca Tombesi, che assisteranno all’esame in obitorio a Civitanova. In seguito, quando la procura avrà dato il nulla osta, si procederà con il funerale "sul quale però – precisa l’avvocato Mantella – non c’è ancora nulla di deciso. C’è chi ha parlato di sabato, chi di una cerimonia a San Severino o in Nigeria, ma i parenti di Alika, che stanno arrivando, non hanno ancora stabilito cosa faranno. Vedremo in seguito all’autopsia". L’ambulante era cattolico pentecostale.