
Emanuele Frontoni "Dallo sport alla medicina, impossibile fermare l’intelligenza artificiale"
di Lorenzo Monachesi
"Analizzando l’enorme quantità di foto pubblicate su Instagram nel settore del fashion è possibile anticipare quale saranno, per esempio, i trend di colore e forme delle borse. Naturalmente le aziende del settore moda sono interessate a quel dato, noi ricercatori, invece, a migliorare l’algoritmo che è alla base di quella previsione". Emanuele Frontoni, professore ordinario di Informatica all’Università di Macerata e co-director del Vision Robotics & Artificial Intelligence Lab (Vrai), parla di algoritmi, intelligenza artificiale e di come la tecnologia ci accompagni ogni giorno. "Scattare una foto con il cellulare – aggiunge – è un altro esempio del rapporto quotidiano tra uomo e intelligenza artificiale. Quelle foto sono migliorate da reti neurali, colorate in automatico da un algoritmo e quelle scattate di notte sono perfette perché alla base c’è un approccio di intelligenza artificiale".
Frontoni, che cosa è l’intelligenza artificiale?
"Nasce come sogno di fare replicare alla macchina ciò che l’uomo sa fare. Oggi si parla di intelligenza artificiale ristretta, l’unica ad avere scientificamente delle basi, che ci permette di fare eseguire cose molto precise attraverso procedimenti di apprendimento".
Può fare un esempio?
"Prendiamo il volley. Creiamo tantissimi esempi attraverso molte telecamere che misurano la schiacciata, poi l’algoritmo, dopo avergli mostrato centinaia e centinaia di schiacciate, riesce a dirti se quel gesto tecnico è fatto bene o no. L’algoritmo necessita di tanti esempi in cui l’uomo, in questo caso l’allenatore, ha prima detto va bene così o è mal eseguito in questa maniera. Finito l’apprendimento il sistema è in grado di valutare le schiacciate come avrebbe fatto il coach".
Perché è importante in un ateneo umanistico lo studio dell’intelligenza artificiale?
"È utilizzata da esperti di linguistica, archivisti, giuristi, è applicata nella comunicazione e nel marketing digitale. L’ateneo ha aperto un corso in Data Analytics per formare economisti che sappiano elaborare i dati".
Quali sono le ricerche attivate all’ateneo Macerata nel settore dell’intelligenza artificiale?
"Sono molteplici, interdisciplinari e realizzate con imprese ed enti del territorio. Le principali sono rivolte al mondo della comunicazione digitale e nel settore della salute dell’uomo. Ad esempio, nel progetto con la cooperativa Il Faro ci occupiamo di autismo attraverso sistemi di intelligenza artificiale a supporto della terapia. C’è un filone importante sulla moda, dove ci occupiamo di intelligenza artificiale a supporto della creatività umana".
Sembra fantascienza che lei prema un tasto e compaiano così tanti abiti sullo schermo.
"Tutti questi abiti non esistono ma sono stati creati da nostri algoritmi generativi e servono per ispirare il creativo, lo stilista".
Da dove vengono gli esempi poi utilizzati dall’algoritmo?
"Scarichiamo migliaia di immagini da Instagram e con questi esempi addestriamo i nostri algoritmi che, grazie alle evoluzioni recenti nel mondo dell’intelligenza artificiale generativa, iniziano a creare contenuti. Con tali idee facciamo ricerca a livello internazionale e cerchiamo di stimolare l’innovazione nelle aziende del territorio".
Come Unimc avete allacciato rapporti di collaborazione con realtà imprenditoriali locali?
"Abbiamo molte convenzioni di ricerca con aziende del territorio e con grandi realtà nazionali che stimano le attività di ricerca di Unimc e del nostro dipartimento. Ne abbiamo firmata una anche con il Comune di Civitanova per le applicazioni di “AI’’ (Intelligenza artificiale, ndr) nel settore della comunicazione digitale per cultura e turismo. Per noi sono laboratori a cielo aperto dove permettere ai giovani di sperimentare nuove idee e crescere".
Cosa pensa dell’appello lanciato da Elon Musk e da altri intellettuali che hanno chiesto lo stop all’addestramento delle intelligenze artificiali?
"Ritengo che non possiamo fermarci, perché è pure un settore di ricerca che dà supporto ai medici per svolgere meglio la professione e ha ricadute sull’uomo, sulla salute".
Però c’è il rischio che le tante informazioni possano essere sfruttate in modo non corretto.
"Come per ogni innovazione c’è un uso etico e non etico. Si pensi al nucleare: si utilizza per eseguire i raggi X, ma anche come veicolo di morte. A Unimc ci stiamo impegnando in ricerche e pubblicazioni nel settore dell’etica dell’intelligenza artificiale".
Lei è nato a Montappone, come mai ha frequentato lo Scientifico a Macerata?
"Con me c’erano altri di Montappone. Siamo stati benissimo in quella scuola che ci ha fatto crescere. Come noi siamo cresciuti in quell’ambiente oggi a Unimc ci impegniamo per far crescere tanti giovani preparati e curiosi".