Macerata, 10 settembre 2023 – “Paura di emigrare? Non c’è spazio per la paura dopo avere vissuto un’esperienza come il terremoto in cui si perde tutto e non hai lavoro". Giovanni Maria Pontieri, quarantenne di Pieve Torina, ricorda il momento in cui ha deciso di fare le valigie per Sydney. "Nel settembre 2018 sono arrivato in Australia, ma la decisione era maturata molto prima e cioè quando ho toccato con mano quanto fosse difficile trovare lavoro".
Pontieri, in Italia qual era la sua occupazione?
"Mi sono laureato in Giurisprudenza a Camerino e durante gli studi sono stato in Spagna. Ho lavorato per un’assicurazione e per pochi mesi sono stato in una fabbrica. Ho collaborato con i giornali viverecamerino.it e Orizzonti della Marca".
Perché ha scelto di andare in Australia?
"Là ho dei parenti che mi hanno consigliato di trasferirmi e di fare subito un corso di inglese".
Possibile che prima di imbarcarsi verso un’altra vita non sia stato assalito da qualche timore?
"Mi metteva paura cercare lavoro, ero condizionato dall’esperienza italiana in cui non ricevevo spesso risposta ai curriculum inviati o consegnati di persona".
Quella paura quando è fuggita via?
"Ricordo il consiglio dell’agenzia, che mi ha assistito, di non inviare troppi curriculum, spedirne cinque al giorno era un numero eccessivo. Così ho fatto. Dopo qualche giorno sono stato chiamato per una messa in prova in un ristorante come aiuto cameriere. Non sono stato preso, ma ero comunque contento perché c’era speranza".
Qual è adesso la sua occupazione?
"Dal febbraio 2020 lavoro in una casa di riposo e dal 2019 collaboro con il bisettimanale La fiamma (giornale italiano d’Australia) in cui mi occupo di cronaca per la comunità italiana di Sydney e di storie di immigrati venuti qua molti anni fa".
Dopo quanto tempo ha trovato lavoro?
"Ho frequentato tre corsi per lavorare con gli anziani, ma era già sufficiente quello base. Avevo terminato il primo nel dicembre 2019 e a febbraio sono stato assunto".
Qual è il suo compito?
"Mi occupo del benessere psicologico degli anziani, il mio compito è farli sentire come a casa attraverso attività ricreative, culturali, sportive, parlare delle notizie del giorno e, soprattutto, rendere la vita più tranquilla alle persone colpite dalla demenza".
Lei ha puntato su questo settore o le è stato consigliato?
"Mi è stato suggerito perché è un settore in cui serve personale in quanto la popolazione invecchia e molti immigrati non parlano inglese. Ecco che è importante conoscere le lingue, io parlo anche spagnolo oltre a inglese e ovviamente all’italiano".
È possibile che ci siano immigrati che vivono da anni in Australia e non parlano inglese?
"Possibilissimo. Prima il tempo era occupato dal lavoro e non c’era spazio per studiarlo. Molti anziani devono farsi accompagnare dai figli per una visita, per andare in banca o al Comune. Nella struttura dove lavoro ci sono tanti italiani".
In Italia non ci sono medici, come è la situazione in Australia?
"Tutto il mondo è paese, qui medici e infermieri si sono lamentati per i salari e per i turni massacranti. Molti per venire al lavoro sostengono dei costi elevati per spostarsi e c’è chi ha preferito licenziarsi".
A Sydney le è sbocciata la passione per il giornalismo?
"È sbocciata casualmente in Italia collaborando con Vivere Camerino e Orizzonti della Marca con cui collaboro dal 2016".
Lei è a contatto con molti ospiti anziani della struttura, cosa la colpisce dei loro racconti di immigrati con la sua esperienza?
"Quelle persone effettivamente non sapevano a cosa andavano incontro, non avevano mai visto Sydney nemmeno in una foto, mentre adesso si può programmare la partenza nei dettagli".
Lei è tornato a Pieve Torina per una vacanza?
"Non ancora, c’è stata di mezzo anche la pandemia ma tornerò".
Cosa le manca della sua terra?
"I familiari, il paesaggio, il buon cibo, le persone con le quali sono cresciuto e la neve a Natale. Qui a dicembre è estate e poi a Sydney non è come in Italia dove le vie sono addobbate e piene di luminarie, qui le trovi solo sulle strade principali, mentre sulle altre è solo per iniziativa personale".
Il mistrà si trova a Sydney?
"Non l’ho trovato così come il ciauscolo. Si pensi che fino al 2008 non c’erano panettoni e pandori mentre ora ce ne sono a sazietà".
L’Australia non è proprio a due passi, pesa la distanza dall’Italia?
"Mi piacerebbe venire più spesso, però c’è da fare i conti con gli impegni del lavoro e con le spese. Almeno oggi, a differenza di un tempo, ci sono i social, Whatsapp con cui fare videochiamate e raccontarsi tante cose, mentre un tempo gli immigrati tenevano i contatti con casa attraverso le lettere che arrivano a destinazione dopo un mese o due".