"Era fissato con le tecniche di autodifesa. Il razzismo? Non c’entra"

Il racconto: "Qui andava d’accordo con i ragazzi di colore, ma era disadattato"

"Era fissato con l’allenamento in palestra e le tecniche di autodifesa. Se era razzista? Per nulla, anzi qui al centro c’erano tanti ragazzi di colore con cui trascorreva molto tempo, andava d’accordo con tutti". A raccontarlo è un operatore del centro di volontariato a Salerno, frequentato spesso da Filippo Ferlazzo, il 32enne che venerdì ha ucciso il nigeriano Alika Ogorchukwu in corso Umberto, a Civitanova. Gli operatori di questo centro, "una sorta di pronto soccorso sociale", dove con un euro si mangia al ristorante, ci si può lavare e cambiare d’abito, hanno seguito Ferlazzo dal 2014 al 2016 e poi nel 2019. "Quando veniva da noi all’inizio, non aveva preso bene la separazione dei genitori – spiega un operatore –, soffriva molto per questo. Era una persona disadattata dal punto di vista sociale, anche se di buona famiglia. Veniva da noi soprattutto per stare in compagnia, si dava anche da fare, pitturava a volte. Era fissato con le tecniche di autodifesa, ci mostrava anche come si faceva a bloccare qualcuno, mi diceva ‘Se hai bisogno ti difendo io’, era come se avesse sempre paura che qualcuno potesse fargli del male, ma non era mai stato aggressivo. Parlava di rettitudine e rispetto delle regole anche se era il primo a non rispettarle, infatti beveva, fumava, prendeva droghe leggere. Leggeva molto, però, ha preso in prestito diversi libri da noi, e faceva l’artista – sottolinea –. Dopo quasi tre anni di assenza, dal 2016, era ricomparso nel 2019, poi era sparito di nuovo. È tornato, infine, qualche mese fa, sarà stata la fine di marzo, ma era un po’ fuori forma, giù di tono fisicamente rispetto al solito. Stava in compagnia di un amico".

In quell’occasione, l’operatore del centro gli aveva offerto un lavoro come magazziniere in un ingrosso di alimentari della zona. "Però non aveva preso in considerazione la proposta – riprende l’operatore –, aveva svolto soltanto dei lavoretti in passato, nulla di più. Da allora non l’ho più visto, ma quando ho saputo che era andato a Civitanova sono rimasto molto sorpreso. Anche, poi, nel sapere che lavorava in una fonderia. Aveva una personalità molto fragile, non penso che lavorare in una fonderia potesse fare per lui". Alla notizia dell’omicidio in strada a Civitanova, "sono rimasto stupito, non si era mai reso protagonista di episodi violenti. Non l’avrei mai immaginato capace di questo".

Chiara Gabrielli