"Estorsero 120mila euro" In due rinviati a giudizio

Montecassiano, donna di 45 anni denuncia: treiese e campano a processo "Uno degli imputati le disse di essere in contatto con persone della camorra"

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di Paola Pagnanelli

Un’estorsione da 120mila euro ai danni di una donna in difficoltà. Per questa accusa saranno processati a dicembre del 2023 il 46enne Michele Pranzetti, treiese domiciliato a Macerata, e il 40enne Gianluca Minale, residente a San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli. La storia sarebbe iniziata nell’aprile dell’anno scorso. Una 45enne residente a Montecassiano avrebbe ricevuto una telefonata: Pranzetti, amico di suo fratello, le avrebbe chiesto 11mila euro per un’auto che dovevano comprare insieme, con l’impegno a restituirle i soldi. Dopo avere ricevuto conferma dal fratello in merito a quella operazione, la donna avrebbe versato la somma richiesta. Da lì in poi per lei sarebbe iniziato un calvario, fatto di continue richieste di denaro. In queste pretese, Pranzetti avrebbe coinvolto anche Minale, facendo ascoltare alla donna l’accento campano dell’uomo. Pranzetti sarebbe riuscito a farle credere che Minale fosse legato alla camorra, un soggetto pericoloso e spietato dunque, capace di fare del male a lei e ai suoi cari. E così la 45enne, sola e già provata da alcune dolorose vicende personali, avrebbe versato soldi in favore di un autosalone di Orvieto, dove avrebbe preso un’auto la compagna di Pranzetti, e di un’impresa edile, per lavori che non sarebbero stati fatti da nessuna parte. A luglio però, dopo avere pagato in tutto 120mila euro e avere esaurito i risparmi, la donna aveva chiesto aiuto ai carabinieri. Le indagini erano state condotte dal nucleo investigativo e dalla sezione operativa di Macerata. I militari, anche attraverso le indagini tecniche condotte con i telefoni, hanno ricostruito il giro di soldi e ricollegato i beneficiari dei versamenti ai due indagati. In base a quanto emerso, per il maceratese e il campano erano scattati gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. I due erano peraltro già noti alle forze dell’ordine. Minale, pur non denunciando alcun guadagno da dieci anni e avendo il reddito di cittadinanza, in casa all’arrivo dei carabinieri aveva 20mila euro. I due però, difesi dall’avvocato Vanni Vecchioli, hanno sempre respinto ogni accusa. In particolare Pranzetti aveva spiegato il motivo di quei pagamenti, peraltro sempre tracciabili, negando di aver mai minacciato la donna, e il tribunale del riesame aveva accolto le obiezioni rimettendolo in libertà. Ieri mattina per loro si è tenuta l’udienza preliminare. Come chiesto dal pm Rita Barbieri, il giudice Claudio Bonifazi ha rinviato a giudizio i due imputati, e il processo si aprirà a dicembre 2023. In udienza la donna si è costituita parte civile con il legale, Piergiovanni Cicconi Massi.